8.2. Azione dei muscoli sopraioidei e della muscolatura della mandibola

Nessuno dei muscoli sopraioidei è collegato direttamente alla cartilagine tiroide, la quale è invece congiunta all’osso ioide per tutto il suo margine superiore tramite la membrana tiroioidea e, in corrispondenza dei suoi corni superiori, con i legamenti tiroioidei. Le azioni applicate all’osso ioide sono quindi trasmesse alla cartilagine tiroide e, di conseguenza, le trazioni verso l’alto, esercitate su quell’osso dai muscoli sopraioidei, sono opposte a quelle dei muscoli sottoioidei. Questi, invece, inclinano la cartilagine tiroide – e quindi tramite la membrana tiroioidea anche l’osso ioide – verso il basso.

A queste trazioni sono da aggiungere quelle operate dai muscoli del pavimento della bocca e dalla lingua anche se, stante la complessità della sua struttura, sarebbe rischioso fare delle affermazioni precise sulle azioni dei singoli muscoli che la compongono e quindi sui collegamenti fra mandibola e osso ioide che a lei si devono.

Comunque, quando la mandibola viene protrusa come, per esempio, nel modo già detto della pronunzia della sillaba [vu], la trazione orizzontale esercitata dalla mandibola sull’osso ioide – e quindi sulla cartilagine tiroide – per le leggi della geometria determina l’inclinazione in avanti di questa. Questa a sua volta, dato che le corde vocali sono a lei inserite, esercita una trazione su di esse contrastando e quindi riducendo più o meno energicamente lo stato di contrazione attiva in cui, occasionalmente o stabilmente, le stesse possono trovarsi.

Dico «occasionalmente o stabilmente» perché la meccanica fonatoria abituale di ognuno dipende dal coordinamento pneumofonico personale. Mentre tutta la letteratura sulla vibrazione delle corde vocali che io conosco fa riferimento alle immagini laringoscopiche che si possono ottenere con esami ottici di tipo foniatrico o con tecnica elettroglottografica rivolta alla laringe nel suo complesso, non conosco alcun lavoro che si riferisca specificamente ai tre meccanismi laringei dei quali ho già parlato ed ai quali corrispondono sensazioni pallestesiche ben precise nonché timbri vocali ben riconoscibili, cioè quelli che nella tecnica del canto sono detti «registri vocali».

Avendo cercato in letteratura testi e ricerche relative ai registri vocali, mi sono scontrato con criteri relativi al modo di intenderli e di studiarli, diversi da quelli che la mia esperienza di insegnante di canto mi ha portato ad adottare. Non mi interessa mettere in discussione ciò che è stato detto e quindi non lo farò. Devo però specificare che la terminologia della quale faccio uso io non coincide con quella usata nelle pubblicazioni che ho finora trovato; ritengo infatti che i criteri principali secondo i quali è opportuno classificare i diversi comportamenti vibratori delle corde vocali siano quelli che ho già detto al § 4, cioè le loro modalità di tensione muscolare: contrazione attiva e distensione passiva e, nell’ambito della seconda, la trazione in direzione posteriore e quella in direzione anteriore. I procedimenti per distinguere e quantificare in qualche modo il lavoro dei diversi muscoli dovrebbero essere messi in atto dopo che i modi in atto della loro azione sono stati individuati.

Nelle pubblicazioni esaminate ho constatato poca attenzione ai muscoli sottoioidei dei quali ho parlato nel paragrafo precedente e non ne ho trovato alcuna nei riguardi dell’azione della muscolatura della mandibola nella fonazione. La mia attenzione alla protrusione della mandibola nella locuzione è stata stimolata da due occasioni diverse, che possono essere prese come esempi generali. Mio padre era toscano mentre mia madre era piemontese ed io sono cresciuto in Piemonte, quindi in ambiente dialettale piemontese. Mio padre pronunciava distintamente le sette vocali della lingua italiana e, avendogli io chiesto di mostrarmi come facesse ad articolarle, mi fece vedere che, nella loro pronunzia, dalla [i] alla [u] egli protrudeva progressivamente il labbro e la mandibola. Essendomi altra volta infortunato ed essendo andato in ospedale per farmi medicare, l’infermiere mi iniettò il vaccino antitetanico. Avendogli chiesto il nome del medicinale egli mi rispose: «Anatetall», ma io dovetti leggerlo dal suo registro perché colui parlava con accento dialettale tenendo la mandibola retratta ed io non riuscivo a capirlo perché non riuscivo ad integrare mentalmente una parola che non conoscevo.

Avendo poi tenuto in conservatorio il corso sperimentale di Pre-canto – del quale ho già detto nel § 2 e per l’ammissione al quale, torno a dire, non era richiesta una selezione vocale di ammissione – misi gradualmente a punto un procedimento per dotare chiunque di una voce naturale, adatta ad esprimersi musicalmente34.

Sempre come ho già detto, il procedimento per dotarsi di una voce di questo tipo è molto semplice anche se impegnativo: si tratta di scaricare le corde vocali del lavoro di contrazione attiva caricando il lavoro di distensione passiva sui muscoli aritenoidei, per quanto riguarda la trazione all’indietro, e sull’insieme dei muscoli cricotiroidei, di quelli sottoioidei e di quelli della mandibola per quanto riguarda la trazione in avanti. A questi devono aggiungersi quelli della lingua. Il tutto mentre i muscoli addominali e dorsali spremono verso l’alto la massa dei visceri facendo risalire polmoni e trachea – di conseguenza la laringe e quindi in particolare la cartilagine cricoide – mentre l’insieme dei muscoli che ho detto tira in avanti la cartilagine tiroide facendola inclinare.

È questo il coordinamento pneumofonico spontaneo, proprio di coloro che sono dotati per costituzione di una buona voce naturale. Il modo di prenderne consapevolezza pratica lo vedremo più avanti. Per dare una rappresentazione di tale comportamento articolatorio, immagine a parer mio più significativa ed efficace della fotografia di un cantante attuale è il putto cantore centrale del pannello di destra della Cantoria scolpita da Luca della Robbia35 per la cattedrale di S. Maria del Fiore a Firenze (fig. 1).

 

Luca della Robbia, Putto canore

Fig. 1.

 

I due pannelli laterali della Cantoria rappresentano complessivamente nove fanciulli che cantano sulla vocale [a] mentre tre tengono la bocca chiusa. Ognuno dei cantori tiene la bocca aperta in modo un po' diverso, ma fondamentalmente tutti hanno la mandibola protrusa nel modo che ho detto.


34. Con «esprimersi musicalmente» intendo il poter eseguire qualsiasi repertorio musicale, ma non necessariamente il poter fare uso della voce in grandi teatri accompagnati da grandi orchestre, pratica per la quale occorre una costituzione fisica di base, data dalla natura. Si veda sull’argomento Uberti (2008).

35. Luca della Robbia: Firenze 1400-Firenze 1482. La Cantoria fu scolpita fra gli anni 1431 e 1438. Cfr. Sitografia, Della Robbia.