A DolceArmonia dell'amenissimo canto, il qual s'intende in casa di V. S.Illustrissima, nell'hore à tale essercitio destinate; l'hà forsi parata inanzioccasione di domandarmi della voce, e del modo che si potria tenere accioche dipassaggiare con la gorga senza maestro apparar si potesse. Ma vedendo iodell'una, e dell'altra domanda; la risposta non meno ad isprimersi malaggevole,che lunga à raccontarsi, sono stato di parere di dimostrare à V. S. in questacarta piu tosto ch'à bocca, cio che ne sento. Et son certo, che quanto à chinon intende, recara noia [6] questo mio discorso, tanto à V. S. apportaràdiletto. Il che mi si promette. si dalla bella intentione che tiene di voleressere à gli altri soperiore, non per altro mezzo, che per il sapere, e sianchora, per che non credo, che nella filosofia, ò nella medicina, potesseoccorrer cosa, che di questa fusse à saper piu bella, et necessaria. Poich'ogni huomo parla, e volesse Iddio che si sapesse come, senza sparger leparole al vento, che conoscendosi la voce nascere dalla imagginativa, come dasua principale operatrice, si doverebbe molto bene imagginare à che propositosi dicesse inanzi ch'uscisse fuora la parola. Ma lasciando questo a' filosofimorali, dico che Platone, Democrito, Anassimandro, e gli stoici variamentediffinorono la voce. Ma perche il vero secretario della natura Ari.[stotele] inquesta, si come in ogni altra cosa, tocco l'ultimo segno, per questo hòdeliberato (posti da parte gli atomi et altri pensieri di costoro) alla suadotta, e vera diffinitione appigliarmi. E dunque (dice egli ne' suoi libridell'anima) la voce, un suono caggio[7]nato dall'anima, per la ripercossione dell'arianella trachea., à fine di significare alcuna cosa. Ma volendo io questadeterminatione perfettamente dechiarare; è necessario ch'isprima moltiarteficij della natura, à sapere bellissimi, e primieramente quante cose sirichiedano à far la voce, et à qual potenza dell'anima la voce si riduce, com'àsua principale facitrice. Il che, per voler'io con brievi e chiare parole dire,toglio quello che lascio scritto Galeno nel suo libretto della dissettione degli organi della voce, cioè, ch'in tutte l'opere, ch'in questa vita si fanno, èforza, che queste tre cose vi concorrano; il maestro, l'instromento, e lamateria, si come dicendo per essempio; Per voler fare un vase di rame, v'ènecessario l'Artefice; il qual è 'l Fabbro. V'è necessario l'instromento; ilquale è l'incudine, e lo martello; E v'è necessaria la materia; perche nè lomaestro, nè l'instromento fariano effetto alcuno, s'il rame non vi fusse. Etapplicando questo alla voce, come del nostro ragionamento radice; dico che gliArtefici sono, le po[8]tentie dell'anima nostra; e l'instrumento, è la Tracheao (per più chiaramente dire) la canna della gola, e la Materia, è l'aria(quella dico,) che da noi è chiamata spirito, o fiato. Ma perche credo che V.S. habbia nell'animo suo pensiero di domandarmi, quante sono le potentiedell'Anima; e da quale di quelle la voce si fa. Per questo, per dirne soloquanto à cotal ragionare s'appartiene, gli dico, che per hora, due sono lepotentie dell'Anima, lasciando da parte tante divisioni; che da Medici, e da filosofisi fanno; cioè, la naturale, e la sensitiva (si come nello libro delle cause,de gli Accidenti Gale.[no] disse) Et intendo per la naturale, quella che fal'ufficio suo senza nostra industria, et elettione, si com'è la virtù che tirail nodrimento, la virtù che lo ritiene, la potenza che lo diggerisce, e quellaanchora che manda fuora gli escrementi; le quali potenze, che possano senzanostra industria operare, il sonno ci dimostra, nel quale elle per loro istesseoperano. E per la sensitiva, intendo il vedere, il gustare, l'udire, iltoc[9]care, l'imagginare, il ricordare, et altre delle quali, non è necessariodire, si come non è necessario anchora, dire dell' anima intellettiva,conciosia cosa ch'à questo proposito della voce non faccia. E di queste giàdette Potentie, la maggior parte, è volontaria, cioè, stà nel voler nostro difarsi, ò nò. E volendo ridurre la voce alla sua potentia basterà per hora dire,che sia effetto dell'Imagginativa, come di Potentia volontaria; il che ci siain noi medesimi palese, poi che parliamo con imagginatione d'esser' intesi, etall'hora quando che noi vogliamo. Ma perche si richiede la ripercussiondell'aria, come nella diffinitione habbiam veduto; per questo à far la voce, viè ancho necessaria la Potentia motiva del petto, dalla quale l'aria si muova.Onde, perche prima s'imaggina quello che s'ha da dire, e poi si muov'il petto àfar la voce; si può veramente concludere, che la Potentia motiva del petto,siano cause principali della voce. E che la Potentia motiva sola non possa [10]far voce, la tosse ce lo dimostra, la quale fandosi senza imagginatione disignificare, quantunque vi concorra la motiva del petto, non può nè da Medici,nè da Filosofi chiamarsi voce: et questo per hora basti, per non generarconfusione, che nel ragionar seguente, di cosi bello magistero s'havra piùchiara luce. Soccede hora ch'io dica, per qual cagione sia ad alcuni animali, enon a tutti conceduta la voce, et in qual modo, ella si formi?
Appressoci sarebbe vietato il sommergersi sotto acqua, per dubbio, di suffogarci, efinalmente, se ci ritrovassimo in luogo dove fussi fumo, o polvere, non potendoritenere il fiato, sariamo costretti à morire. E s'alcuna volta (come spessoaccade) [13] occorresse à passar per luoghi dove fusse l'aere da la corrottionedi qualche animal venenoso, overo d'altra mala qualità infetto, bisognarebbeper forza tirar quello, si che ne potria facilmente seguir la morte. E perquesto la madre Natura, governata dal sommo Iddio, accioche fossimo diqualsivoglia commodità partecipi, puose intorno al cuore lo polmone, nel qualesi trattiene; e si prepara l'aere inanzi ch'entri, e nel quale anchor siconservano quelli aerei spiriti, ch'il detto rifrigerio porgono. Onde essendoil polmone quasi una doana; dalla quale il core il suo bisogno tira: ne siegueche, non è necessario cosi spesso spesso, respirare, et potendosi per qualchespatio ritenere, si tolgono tutti i sopradetti inconvenienti. Et accioches'havesse potuto comodamente fiatare, e formar la voce, fu aggionta al polmonela canna, onde l'operationi del polmone sono due; delle quali, l'una cioè lofiatare; è necessario per la conservation della vita; e l'altra; cioè la voce,è utile solo per più comodamente vivere; poi che gli animali, con la voce, laloro volontà dinotano, ma non per questo non [14] potriano senza la vocevivere. E se V. S. mi dicesse, poi che del core, del polmone, della canna, edel fiatare tanto detto m'havete: dite un poco, in qual modo la voce si fa?
Horaragiono della voce aspra, e lene, e per non annoiar V. S. con brevità gli dico,che l'una, e l'altra di queste, si caggiona dall'interna soperficie dellacanna; percioche essendo la soperficie equale, e nello suo perfetto, e propriotemperamento, fa la voce lene, et equale, e se per qualche humore ch'in essainvescato fusse, o vero per mancamento di quello; si fusse dal suo temperamentopartita, si farebbe la voce roca, aspra, et inequale. Resta che della vocedetta da Aristotele riggida, e flessibile io ragioni, le quali parole, otermini sono latini, et anchora che propria voce nella lingua Toscana nonhabbiano; tuttavia per maggior chiarezza, per la voce flessibile, s'hà daintendere (per cosi dire) voce pieghevole; cioè che con dolcezza si varia intal maniera, che l'orecchia rimanga sodisfatta. E per la riggida si deveintendere, la dura ch'in modo alcuno piegar non [28] si può. Onde l'orecchia inudirla si conturba. Potrebbono alcuni ridurre questa sorte di voce, all'aspra,e lene, pure per venir l'una dall'interna soperficie della gola, e l'altradalla propria materia, e sostanza della medesima gola, lasciando Galeno daparte; il quale (forsi perche la riduce) non ne raggiona, m'accosto adAristotele, dalquale di questa voce si fa mentione. Or dico dunque, che questevoci nascono dalla propria materia della canna; et intendo per la canna tuttele parti sopradette, che concorrono à far la voce, si che, se quella saràmolle, fara la voce flessibile; pieghevole, e variabile. Ma se per sorte saràdura, farà la voce riggida, e dura. Percioche essendo duro l'istromento; nonpuò (come bisognaria) piegarsi; si come essendo molle, aggevolmente piegandosi,può formare, e fingere ogni sorte di voce. E di qui nasce; che molti sono, iquali non ponno altra voce ch'il basso cantare. E molti anchora se ne veggonoche non sono, se non ad una delle voci del conserto [29] inchinati, e quellacon grandissimo fastidio dell'orecchia, appena cantano. E per il contrario, poise ne trovano alcuni, ch'il basso, il tenore, et ogni altra voce, con moltafacilità cantano; e fiorendo, e diminoendo con la gorga, fanno passaggi, horanel basso, hora nel mezzo, et hora nell'alto, ad intendere bellissimi. Vorrei(mi dirà forsi) hora ch'i passaggi nominati havete; che posto da parte ilvostro Aristotele, ragionaste alquanto, del modo di cantare con la gorga. Glidico dunque, che nè da gli antichi, nè da' moderni musici, è stato mai scrittoil modo di fare idonea, et atta la gola à passaggiar cantando. Nè sono perquesto degni di riprendimento; Percioche quelli come primi inventori, fero purcosa grandissima, à dare alla musica principio e questi per esser stata la cosanon poco difficile, non l'hanno voluto (o per dir meglio) potuto isprimere. Che(nel vero) chi vuole con la ragione in mano, render conto di ciò; fa dimistiero che non solo Musico sia; ma anchora dottissimo medico, e filosofo. Malasciando le belle pa[30]role, à chi di cicalare si diletta, e togliendo àconsiderare con ogni diligenza la voce passaggiata. Dico; che tal voce; non èaltro, ch'un suono caggionato dalla minuta, et ordinata ripercussione dell'aerenella gola, con intentione di piacere all'orecchia. Dove chiaramente si vedech'il suono sia genere poich'ogni voce passaggiata, è suono, ma non ogni suono,è voce passaggiata.
E dovechiaramente si vede anchora, che l'altre particelle stanno in luogo didifferenza, percioche dicendosi, che la voce passaggiata sia minuta et ordinatacon intentione di piacere all'orecchia, si fa differente dalla minuta voce chesi sente nel ridere, e similmente dalla tosse, laquale, quantunque sia minuta,non è però ordinata; ne à l'orecchia piace. E si fa differente anchora daquelle voci che con ordine, e diminutione si fingono, portando le sillabe delleparole in bocca, si come farebbe alcuno quando dicesse (poniam per caso) Amor,fortuna, &c. In cinque note; cioè, ut, re, mi, fa, sol. Applicando àciascuna nota, [31] una sillaba, perche questa voce, anchor che sia minuta, etordinata, e piacevole à l'orecchia, nondimeno per farsi ella con intentione disignificare alcuna cosa, cioè, per inferire il sentimento delle parole; non sipuò, ne si deve chiamar voce passeggiata, la quale solamente si fa per diportodell'orecchia. Nè perche tante conditioni in questa diffinitione io habbiamesse, si deve dire che tal voce sia specialmente distinta dalle sopradette,conciosia cosa che si riduce alla flessibile, poi che consistendo ella nelsormontar di basso, in alto; e nello descender d'alto in basso, con la minuta,et ordinata ripercussione dell'aere, non puo nascere, se non da l'istromentopieghevole, e molle. Onde si fà chiaro à tutti, che coloro i quali dalla naturanon hanno la gola molle e pieghevole, non sono atti à far passaggi, si che adessi loro poco ò nulla questi miei ordini giovevoli saranno.
Or dettodunque, che cosa sia questa voce, et à [32] quale delle sopradette voci siriduca. Vò dire del luogo dove i passaggi si formano. Il luogo dove i passaggisi formano, è quello istesso, nelquale si forma la voce; cioè la cartilaginechiamata cimbalare, come habbiam veduto; la qual'hora costringendosi, et horadilatandosi da' sopradetti nervi; con l'ordine che V. S. più sotto intenderà,rifrange e ripercuote tanto minutamente l'aria, che ne risulta da tutti lodesiderato cantare. Hora vengo à parare inanzi à V. S. le regole ch'intorno alcantar di gorga, tener si deveno.
La primadunque regola sia, che colui che vuole abbracciar questa virtù, debbia fuggire,come capital nemica, l'affettatione, percioche tanto è di maggior bruttezzanella musica, che nell' altre scientie, quanto con minor pretendimento si devela musica essercitare. Nè m'occorre sopra cio addurre altra ragione, chel'isperienza istessa, laqual' ogni giorno ne veggiamo; conciosia cosa che moltiper saper cantare quattro notucce con un poco di gratia, [33] mentre cantano,s'invaghiscono tanto di loro stessi, che i circostanti se ne fanno beffe; edopò haver cantato, non meno per la città, con i piedi passaggiano di quelloc'hanno con la gorga passaggiato, e vanno tanto altieri, e fumosi, che sono datutti più tosto schivati, che riveriti. Or fugga dunque la compiacenza di sestesso, senza dare ad intendere che di cio faccia, o voglia far professione.
Laseconda regola è, che l'hora nella quale si deve far questo essercitio; sia lamattina, overo quattro, ò cinque hore dopò mangiare; perche nel tempo nel qualelo stomaco è pieno, non può la canna della gola, esser cosi forbita, e nettacome si richiede à mandar fuora la voce chiara, e serena, laquale più diqualsivoglia altra cosa, al cantare di gorga è necesseria.
La terzaregola è, che lo luogo dove si deve far questo essercitio, sia in parte nellaquale, la solitaria Echo risponda, si come sono alcune ombrose valli, ecavernosi sassi, ne' quali rispondendo ella a chi seco ragiona; e cantando conchi seco canta, po[34]trà facilmente dimostrare, se buoni, ò nò i passaggisono, e fare di viva voce, ufficio.
La quartaè, che non habbia à far movimento alcuno, altra parte del corpo; fuor che ladetta cartilagine cimbalare, perche se paiono brutti à noi coloro i qualicantano di gorga crollano la testa, o tremano con le labbra, o muovono le mani,o piedi, ci habbiamo à persuadere che noi facendo il simile, debbiamo parerebrutti à gli altri. E di questi ne veggiamo molti i quali, o per poca fatica toltanel principio, overo perche non si sono accorti del mal'uso, non ponno in modoalcuno, quando cantano, star fermi, et accioche di cio sia avvertito.
La quintaregola è, che debbia tenere uno specchio inanzi à gli occhi, accioche mirandoin esso, sia avisato di qualsivoglia accento brutto che quando canta facesse.
La sestaè, che distenda la lingua di modo, che la punta arrivi, e tochi, le radici de'denti di sotto.
Lasettima è, che tenga la bocca aperta, e giusta, non più di quello che si tienequando si ragiona [35] con gli amici.
L'ottava,che spinga appoco, appoco, con la voce il fiato, et avverta molto, che noneschi pe'l naso, overo per lo palato, che l'uno, e l'uno, e l'altro sarebbeerror grandissimo.
La nona,che voglia conversare con quelli, che con molta leggiadria cantano di gorga,perch'il sentire, lascia nella memoria una certa imaggine, et idea, laqualeporge aiuto non picciolo.
La decimaè che debba fare quest' essercitio spessissime fiate, senza far com'alcunifanno, i quali, in una ò due volte ch'il loro intento non accapano, subbitolasciano, e della Natura si dogliono, che non habbia loro data l'attezza, edispositione che se ce richiede. Onde attribuendo à lei quello, qu'allapigritia loro attribuir si deve, fanno (à mio giudicio) grand'errore. Si ch'iomi rendo certissimo; ch'il discepolo ammonito da Echo nella voce, et avvisatodallo specchio negli accenti, et aiutato dal continuo essercitio, e parimentedal sentire coloro i quali cantano leggiadramente, acquistarà di[36]spositionetale, che potrà facilmente, in ogni sorte di madrigali, o mottetti applicar' ipasaggi.
Ma percheà queste regole si richiede alcuno essempio di notole, per le quali si possapassaggiando, acquistare la dispositione della gorga, appoco appoco; per questostampando le sottoscritte note, e riducendo, ad uno brevissimo ordine quantonelle dette regole ho già detto; dico, ch'il discepolo dopò che nell'hora chesarà diggerito il cibo sarà condotto in alcuna risonante valle, o spelonca, oaltro luogo, e dopo anchora che tenendo uno specchio avanti à gli occhi, havràdistesa la lingua nel modo detto, et havrà tenuta la testa salda, et ogni altraparte del corpo; voglia con queste note spingere appoco, appoco il fiato,portando in bocca la lettera, o, per la ragione che diro più sotto.
[40]Queste sono le note, e sono a tal guisa composte, per dar' un facile principioà quest'impresa; dove m'occorre dire, che non debbia in modo alcuno passare, daun passaggio à l'altro, senza haver'il primo molto bene inteso, et apparato; etdove m'occorre dire anchora, che s'io non ho posta chiave in questi essempi;l'ho fatto accioche si possano cominciare in ogni nome di voce, dico, ut, re,mi, fa, sol, la, Cosi ascendendo, come descendo, e tanto in spatio, quanto inriga, et a tutte queste cose, aggiongo quest' altra, che quantunque, questaquinta, e questa ottava, nelle quali tutt'i passaggi si contengono, siano cosivariate, non dimeno si ponno tra loro mescolare, togliendo hora il principio, emezzo dell'un' passaggio col' fin dell'altro; et hora per il contrario. Siporgono dunque prima le note dirette, et appresso le raddoppiate, senza dirhora, in qual luogo, et in qual sillaba del madrigale si debbiano far'ilpassagio, poi che sin qui, non iscrivo d'altro, che del modo d'acquista[41]rela dispositione, et attezza della gorga. Ma perche poco anzi niente sodisfattosi sentirebbe il discepolo, se dopò haver'acquistata la disposition dellagorga, con l'industria, et ordine sopradetto, non sapesse applicare, i passaggial madrigale, ò ad altra cosa che cantasse; per cio scrivendo qui sotto, questomadrigale, ragioneró pi [sic. Ovviamente: di] molte regole, che sono a' cotalproposito necessarie.
[58] E ioanchora sò, che questo madrigale è vecchio, ma l'hò voluto mettere solo peressempio, accioche il buon cantante osservi in qual si voglia cosa che se glipara inanzi da cantare, quei ordini, e regole ch'in questo osservate siveggono; lequali accioche più chiaramente s'intendano; Ecco che da me siscrivono.
La primadunque regola, è, che non si facciano passaggi in altri luoghi, che nellecadenze, per che cuncludendosi L'armonia, nel Cadimento, con moltapiacevolezza, vi si puo scherzare, senza disturbo de gli altri compagni; ma nonper questo, si prohibisce, che prima che s'arrivi alla cadenza non si possapassare, da una ad un'altra nota, con qualche vaghezza, ò fioretto, si come dipasso in passo nel sopra stampato madrigale, osservato si vede in quei luoghiperò, dove si può comportare, e dove pare che stia bene.
Laseconda regola, è, che nel madrigale non si fac[59]ciano più di quattro, ocinque passaggi, accioche l'orecchia gustando di rado la dolcezza; si rendasempre più, d'ascoltar desiderosa. Il che non avvenirebbe, se' continuamentepassaggiando si cantasse, Percioche i passaggi di piacevoli, diventarebbononoiosi, quando l'orecchia appieno satia ne divenisse; E questo ogni giornotenemo inanzi à gli occhi, poi che molti se veggono di coloro i quali senzaosservare semituoni, e bemolli, e senza ancho isprimere come stanno, le parole;non attendono ad altro ch'a passaggiare, persuadendosi ch'inquesto modo,l'orecchia s'addolcisca. Onde, perche divengono fastidiosi, sono da tutto'lmondo biasimati.
La terzaregola è, che si debba far il passaggio; nella penultima sillaba della parola,accioche, co'l finimento della parola, si finisca ancho il passaggio.
La quartaè, che piu volontieri si faccia il passaggio nella parola, e sillaba dove siporta la lettera, [60] o, in bocca co'l passaggio, che nell'altre; Et acciochequesta regola sia meglio intesa, hora la dichiaro, le vocali (com'ogniun sà)sono cinque, delle quali, alcuna come è lo, u porta uno spaventevole tuonoall'orecchia; oltre che passaggiando con esso; pare appunto, rappresentare unLupo ch'ulula; Onde non posso se non meravigliarmi di coloro, quali nella primasillaba del madrigale ch'incomincia, Ultimi miei sospiri, fanno il passaggio,non posso (dico) se non meravigliarmene; si per che non si deve in modo alcunopassaggiando, entrare, e si anchora perche conquesta vocale s'aumenta lospavento, et ombra del tuono. Et alcuna, si come è lo, i, portandosi co'lpassaggio, rappresenta un'animaletto che si vada lagnando. per haver ismarritala sua madre; pure si può concedere ch'al soprano istia manco brutto ilpassaggiare per lo, i, ch'all'altre voci. L'altre vocali che rimangono, siponno senza sempolo[4] portare,pure fando fra loro comparatione, dico che l'o è la migliore, percioche conessa si rende la voce piu tonda, e con l'al[61]tre, oltre che non cosi benes'unisce il fiato, perche si formino i passaggi, sembianti al ridere, pure nonistringendo tanto questa regola; mi rimetto al buon giudicio del cantante.
La quintaregola è, che quando si ritrovano quattro, o cinque di conserto, mentrecantano, l'uno debbia dar luogo all'altro; per che se, due o tre tutti in untempo passaggiassero, confonderebbono l'armonia. E di quanto in queste regolesi comprende, si vede manifesto essempio sopra scritto Madrigale.
[62] Iopenso finqui havere adempito quanto V. S. m'ha comandato; hora perche tutti imusici, dopo d'havere à questi miei ordini ubbidito, sapranno da perloroformare i passaggi, voglio qui sotto per loro sodisfatione e mia metternealcuni, i quali nel cantare, con qualche gratia riescano; dove terròquest'ordine; prima ponerò le cadenze; e dopò i passaggi (io dico i più belli)perche se volesse mettere tutti quelli con i quali si può la cadenza variare,empirei il foglio più tosto di passaggi da sonar, Che da cantare,aggiongendovi, Vago augelletto passaggiato nell'aria sua
[77] Sòben, io certissimo, che molti invidiosi giudicaranno questa mia nuovainventione, non solo esser vana, ma anchora edificata sopra il falso. Vanadiranno, perch'il passaggiare viene dalla Natura, Falsa perche mentre ipassaggi si fanno molte falsità si commettono. Onde brevemente rispondo ch'èben vero che la dispositione della gorga viene dalla Natura, ma che senzaqueste mie regole si possa apparare il modo del passaggiare, è pure impossibilcosa, perche se la Natura da l'attezza l'Arte porge il modo, senza il quale nonsi farebbe cosa alcuna buona, Anzi dico di più, che la Natura come madreliberalissima, à tutti ha dato il modo di poter vincere quest'impresa (nonparlo hora di qualche scilinguato disgratiato e bastardo di lei, il quale non èstato meritevole di questo dono). Ma perche non vogliono osservare e faticarequanto vi bisogna, fando ingiuria à loro istessi, si riputano indegni di talvirtù. E che ciò sia il vero disiderarei ch'i detti invidiosi lo provassero,che sono certo che se togliessero tanta fatica, quanta è necessa[78]ria àquesti miei ordini accaparebbono quello che per la loro pigritia biasimano, sepure non fossero eglino tanto disgratiati, che non fossero venuti al mondo peraltro, che per dir male. E brevemente rispondo ancora ch'è ben vero, che nelpassaggiare si fa qualche errore, ma perch'il passaggio con la sua velocità, edolcezza cuopre il difetto di modo che nè asprezza, nè falsità vi si conosse.per questo non saprei ch'altro consigliare à questi invidiosi, se non chetacciano, et imparino perch'in conclusione il vero modo di cantar cavaleresco,e di conpiacere all'orecchia, è il cantar di gorga. E di questo parere anco èil S. D. Gio. Domenico da Nola, il S. D. Gio. Ant. Filodo, il S. Stefano Lanno,il S. Rocco e finalmente il S. Gio. Tomasso Cimelli, i quali oltre chepotrebbono un'altra volta riformar la musica quando ella fusse perduta, fannoprofessione di modestia, di bonta, di virtù, e d'ogn'altra cosa ch'appartiene àspirito angelico, e divino. Or sù, chi non la sà l'impari.
E perdimostrare quanto sia buono l'animo, che [79] tengo di servire, et aiutare,fino à scilinguati à questa bellissima impresa, ecco che soggiongo i più belli,e sicuri rimedij per fare buona voce ch'ho potuto nella mia professionraccorre.
Assaigiovevole rimedio à far buona voce, è l'usare spesse volte gli argomenti, ondeNerone alquale tanto dilettava la musica, non havea à sdegno (come riferisceSuetonio tranquillo) l'usargli per potere più dolcemente poi cantare.
Buonoanco rimedio è il tenere una piastra di piombo nel stomaco, si come anco ilmedesimo Nerone facea
Et àtutti questi non è inferiore rimedio per l'asprezza della voce il togliere lacassia