[5][1] DELLE LETTEREDEL


SIGNOR GIO. CAMILLO

Maffei


LIBROPRIMO


All'IllustrissimoSignor CONTE

d'ALTA VILLA

 

LA DolceArmonia dell'amenissimo canto, il qual s'intende in casa di V. S.Illustrissima, nell'hore à tale essercitio destinate; l'hà forsi parata inanzioccasione di domandarmi della voce, e del modo che si potria tenere accioche dipassaggiare con la gorga senza maestro apparar si potesse. Ma vedendo iodell'una, e dell'altra domanda; la risposta non meno ad isprimersi malaggevole,che lunga à raccontarsi, sono stato di parere di dimostrare à V. S. in questacarta piu tosto ch'à bocca, cio che ne sento. Et son certo, che quanto à chinon intende, recara noia [6] questo mio discorso, tanto à V. S. apportaràdiletto. Il che mi si promette. si dalla bella intentione che tiene di voleressere à gli altri soperiore, non per altro mezzo, che per il sapere, e sianchora, per che non credo, che nella filosofia, ò nella medicina, potesseoccorrer cosa, che di questa fusse à saper piu bella, et necessaria. Poich'ogni huomo parla, e volesse Iddio che si sapesse come, senza sparger leparole al vento, che conoscendosi la voce nascere dalla imagginativa, come dasua principale operatrice, si doverebbe molto bene imagginare à che propositosi dicesse inanzi ch'uscisse fuora la parola. Ma lasciando questo a' filosofimorali, dico che Platone, Democrito, Anassimandro, e gli stoici variamentediffinorono la voce. Ma perche il vero secretario della natura Ari.[stotele] inquesta, si come in ogni altra cosa, tocco l'ultimo segno, per questo hòdeliberato (posti da parte gli atomi et altri pensieri di costoro) alla suadotta, e vera diffinitione appigliarmi. E dunque (dice egli ne' suoi libridell'anima) la voce, un suono caggio[7]nato dall'anima, per la ripercossione dell'arianella trachea., à fine di significare alcuna cosa. Ma volendo io questadeterminatione perfettamente dechiarare; è necessario ch'isprima moltiarteficij della natura, à sapere bellissimi, e primieramente quante cose sirichiedano à far la voce, et à qual potenza dell'anima la voce si riduce, com'àsua principale facitrice. Il che, per voler'io con brievi e chiare parole dire,toglio quello che lascio scritto Galeno nel suo libretto della dissettione degli organi della voce, cioè, ch'in tutte l'opere, ch'in questa vita si fanno, èforza, che queste tre cose vi concorrano; il maestro, l'instromento, e lamateria, si come dicendo per essempio; Per voler fare un vase di rame, v'ènecessario l'Artefice; il qual è 'l Fabbro. V'è necessario l'instromento; ilquale è l'incudine, e lo martello; E v'è necessaria la materia; perche nè lomaestro, nè l'instromento fariano effetto alcuno, s'il rame non vi fusse. Etapplicando questo alla voce, come del nostro ragionamento radice; dico che gliArtefici sono, le po[8]tentie dell'anima nostra; e l'instrumento, è la Tracheao (per più chiaramente dire) la canna della gola, e la Materia, è l'aria(quella dico,) che da noi è chiamata spirito, o fiato. Ma perche credo che V.S. habbia nell'animo suo pensiero di domandarmi, quante sono le potentiedell'Anima; e da quale di quelle la voce si fa. Per questo, per dirne soloquanto à cotal ragionare s'appartiene, gli dico, che per hora, due sono lepotentie dell'Anima, lasciando da parte tante divisioni; che da Medici, e da filosofisi fanno; cioè, la naturale, e la sensitiva (si come nello libro delle cause,de gli Accidenti Gale.[no] disse) Et intendo per la naturale, quella che fal'ufficio suo senza nostra industria, et elettione, si com'è la virtù che tirail nodrimento, la virtù che lo ritiene, la potenza che lo diggerisce, e quellaanchora che manda fuora gli escrementi; le quali potenze, che possano senzanostra industria operare, il sonno ci dimostra, nel quale elle per loro istesseoperano. E per la sensitiva, intendo il vedere, il gustare, l'udire, iltoc[9]care, l'imagginare, il ricordare, et altre delle quali, non è necessariodire, si come non è necessario anchora, dire dell' anima intellettiva,conciosia cosa ch'à questo proposito della voce non faccia. E di queste giàdette Potentie, la maggior parte, è volontaria, cioè, stà nel voler nostro difarsi, ò nò. E volendo ridurre la voce alla sua potentia basterà per hora dire,che sia effetto dell'Imagginativa, come di Potentia volontaria; il che ci siain noi medesimi palese, poi che parliamo con imagginatione d'esser' intesi, etall'hora quando che noi vogliamo. Ma perche si richiede la ripercussiondell'aria, come nella diffinitione habbiam veduto; per questo à far la voce, viè ancho necessaria la Potentia motiva del petto, dalla quale l'aria si muova.Onde, perche prima s'imaggina quello che s'ha da dire, e poi si muov'il petto àfar la voce; si può veramente concludere, che la Potentia motiva del petto,siano cause principali della voce. E che la Potentia motiva sola non possa [10]far voce, la tosse ce lo dimostra, la quale fandosi senza imagginatione disignificare, quantunque vi concorra la motiva del petto, non può nè da Medici,nè da Filosofi chiamarsi voce: et questo per hora basti, per non generarconfusione, che nel ragionar seguente, di cosi bello magistero s'havra piùchiara luce. Soccede hora ch'io dica, per qual cagione sia ad alcuni animali, enon a tutti conceduta la voce, et in qual modo, ella si formi?[2]E per voler questo compitamente dimostrare, è necessario dire quello ch'Aristotele nel suo secondo libro dell' Anima; e Gal.[eno] ne' suoi volumidell'uso delle parti del corpo humano dissero, cioè, che tutti gli Animali checaminano, et hanno sangue, hanno ancho il polmone, e sono caldissimi; Perchehavendo dato la natura lo polmone per cagione del core, ne siegue che dove siaquello, si ritrovi questo. Et essendo il core principio e vase di calore, funecessario che gli fusse di due cose proveduto, cioè, d'alcuno rifriggerio,acciò che non s'havesse infiammato per lo soverchio caldo, e d'alcu[11]no mododi poter isfogare, e mandar fuora le superfluità, e fumi, ch'in esso per locontinuo fervore del sangue si generano. Onde furon fatti duo contrarijmovimenti; l'ispiratione dico, e l'espiratione cioè (per dir più chiaro)l'allargare, e lo stringer del petto, à l'uno, et à l'altro effetto moltogiovevoli, Percioche per la dilatatione del petto si tira l'aere che raffredda,e tempra la soverchia caldezza del core, e per lo stringere si manda fuora tutto'l fumo, e tutti gli escrementi ch'ivi si trovano. E lascio di dire le varieopenioni d'Asclepiade, Prassagora, Diocle, Ephilistione, Erasistrato, e d'altrimolti sopra della caggione per la qual ci sia stato il respirar concesso, sicome lascio anchora di dire, in qual modo nodrisca gli spiriti del cerebro,(come cosa non dico à saper non bella) ma in questa occasione forsi soverchia.Habbiamo dunque fin' à qui veduto quanto sia lo respirar necessario à glianimali. Ma mi potrebbe esser detto, s'il core per conservation della vita,tien questi movimenti per qual causa lo [12] polmone gli fu messo attorno? perquesto rispondo ch'il polmone è ministro del core; et accioche s'intenda in checosa gli faccia servigio deve saper V. S. che s'il core havesse à tirar l'aria,che subbito subbito arrivasse ad esso senza il mezzo del polmone, neseguirebbono molti, e non piccioli danni e prima, ch'essendo la respirationenecessaria alla voce (com'hà inteso V. S. et appresso meglio intenderà) non sipotria lungo tempo continovare il ragionare; poi che per la molta necessitàc'havrebbe il core del refrigerio; bisognaria, molto spesso respirare; etusandosi questo movimento cosi spesso, mancarebbe la voce, che già (come chiarosi vede) quando si parla non si respira, e questo sarebbe molto incommodo alben vivere, poi che non potria l'huomo il suo bisogno esprimere.

Appressoci sarebbe vietato il sommergersi sotto acqua, per dubbio, di suffogarci, efinalmente, se ci ritrovassimo in luogo dove fussi fumo, o polvere, non potendoritenere il fiato, sariamo costretti à morire. E s'alcuna volta (come spessoaccade) [13] occorresse à passar per luoghi dove fusse l'aere da la corrottionedi qualche animal venenoso, overo d'altra mala qualità infetto, bisognarebbeper forza tirar quello, si che ne potria facilmente seguir la morte. E perquesto la madre Natura, governata dal sommo Iddio, accioche fossimo diqualsivoglia commodità partecipi, puose intorno al cuore lo polmone, nel qualesi trattiene; e si prepara l'aere inanzi ch'entri, e nel quale anchor siconservano quelli aerei spiriti, ch'il detto rifrigerio porgono. Onde essendoil polmone quasi una doana; dalla quale il core il suo bisogno tira: ne siegueche, non è necessario cosi spesso spesso, respirare, et potendosi per qualchespatio ritenere, si tolgono tutti i sopradetti inconvenienti. Et accioches'havesse potuto comodamente fiatare, e formar la voce, fu aggionta al polmonela canna, onde l'operationi del polmone sono due; delle quali, l'una cioè lofiatare; è necessario per la conservation della vita; e l'altra; cioè la voce,è utile solo per più comodamente vivere; poi che gli animali, con la voce, laloro volontà dinotano, ma non per questo non [14] potriano senza la vocevivere. E se V. S. mi dicesse, poi che del core, del polmone, della canna, edel fiatare tanto detto m'havete: dite un poco, in qual modo la voce si fa?[3]Io gli risponderei, ch'à far la voce si richiede la ripercussione dell'aere, sicome nella diffinitione è stato detto, et accioche questa fatta si fosse, funecessario nel capo della canna fare molte cartilaggini, molti nervi, e moltimoscoli, accioche le cartilaggini hora chiuse, et hora aperte da i nervi, emoscoli, facciano i due già detti effetti, cioè, tirino l'aere al core, eformino la voce, Et accioch'io, e V. S. rimanga sodisfatta, resti contentaudire come. Il capo de la canna è composto di tre cartilaggini, delle quali lapiù grande à guisa di scudo à noi si mostra: et è quel nodo, che nella gola diciascun'huomo si vede, la qual'essendo fatta per difesa di quello luogo cosidura, e simile allo scudo, si fa chiamare scudiforme, E nella capacità diquesta se ne contiene un'altra, fatta per maggior difesa, se pure la prima nonbastasse, e questa è senza nome. E dentro di [15] questa, cioè nel mezzo diquello luogo. ve n'è un'altra chiamata cimbalare, fatta à similitudine e guisadella lingua della sampogna, et in questa si fa la ripercussion dell'aere, e lavoce. E non già come disse Homero nella testa, in quel verso Clamorem emisitquantum caput huic capiebat. E perche bisognava il movimento per potere òstringere, ò allargare le dette cartilaggini secondo il necessario fosse, Fè laNatura, che da quei nervi i quali dal sesto pare discendono allo stomaco,nascesse un ramo, il quale con i suoi moscoli accompagnato, loro porgesse ildetto movimento. E tali nervi, si fanno chiamare riversivi, poi che dallostomaco alle dette cartilaggini ritornano. Et è il mover loro tanto volontario,che se ne serve il cerebro in quel medesimo modo, ch'il cavaliere della brigliadel cavallo. Ma per esser questa cosa alquanto difficile, et oscura, non vò chemi rincresca con uno, à questo proposito, molto convenevole essempiodichiararla. Si come nella sampogna si veggono tre cose, cioè l'otre d'aria,e'l braccio [16] che preme l'otre, e la canna della sampogna. aggiongendovi perquarta, la lingua della sampogna, laqual si tiene in bocca, con le dita dellemani per potere hora chiudere, et hor aprire i buchi, secondo il suonorichiede; cosi anchora nella voce queste simili cose si conoscono; percioche,la concavità del petto, e del polmone dove l'aere si richiude; è simileall'otre. Et i moscoli ch'il petto muovono, si somigliano al braccio, e lacanna del polmone, si può senza dubbio veruno, uguagliar' alla sampogna; e lacartilagine detta cimbalare, veramente si puo dire che sia lingua et i nervi, emoscoli à quali hora chiudere, et hora aprire appartiene, fanno ufficio de'diti. Et applicando più strettamente questo essempio; dico che si come rimbombail suono nella concavità larga della sampogna per l'aere, il quale da l'otrealla lingua si manda, e da' diti ch'a' buchi soprastanno si ripercuote, e simodera. secondo à chi suona, piace; cosi la voce risuona nel palato, per l'aereil quale dal petto fin' alla gola si spinge, e si ripercuote, e rifrange dallafistola cimbalare, e [17] de' nervi, e moscoli dilatandosi, e costringendosisecondo vuole chi la voce fà. Dunque mi dirà V. S. la lingua, i denti, e lelabbia non sono alla voce necessarij? Rispondo, che la voce è molto differenteda gli articolati ragionari, perche la voce isprime solamente le vocali; cioè.o, i, u, e, a, et à far questo non si richiede altro, che le sopradette cose.Ma il ragionare alqual' appartiene, congiungendo le vocali, con le consonanti,snodar le sillabe (poniam per caso) tù, ba, se, non, e con le sillabe leparole, richiede altre circostanze. La onde non potendosi questo effetto faresenza l'aiuto della lingua, denti, e palato come chiaro si vede, ne siegue, chetali membri non sono, se non à gli articolati ragionamenti necessarij. E quand'alcuno mi dicesse. Poi che la materia della voce è l'aria, che vuol dire, chenon sempre quand'esce fuora l'aria co 'l fiato, si fa la voce? Gli direi, chela materia della voce generalmente parlando (per dir come Galeno dice) è,l'espiratione; ma piu propriamente dicendo, è l'espiratione molto copiosa secon [18] violenza mandata fuora. Conciosia cosa che richiedendosi à far lavoce, la ripercussione dell'aria, bisogna che con furia eschi fuora, il che quandonaturalmente si rifiata, non si fa. Ma saria hoggi mai tempo di far ritornoalla diffinition d'Aristotele, dopò haver tocco quanto per dichiaratione eranecessario. Fù dunque ella in questo modo. la voce è un suono caggionatodall'anima per la ripercussione dell'aere, fatta nella gola, con intentione disignificar' alcuna cosa. Dove si pone il suono in luogo di genere; percioche,s'ogni voce è suono, non ogni suono è voce; si come il suono delle campane cidimostra, e tutto l'altro che siegue, si mette in luogo di differenza, perchedicendosi, caggionato dall'anima, si fa differente la voce da quei suoni, iquali dall'anima non si caggionano, e s'ha da intendere per l'anima (com'hodetto) principalmente l'imagginativa, et appresso la motiva del petto. E dicendosiche sia caggionato per la ripercussione dell'aria nella gola si fa differentela voce da quei suoni, i quali quan[19]tunque si caggionino dalla ripercussionedell'aria, nondimeno, non si fanno nella gola. E dicendosi ultimamente, conintentione di significar' alcuna cosa, si fa differente da quelle ripercussioniche nella gola si fanno, senza significar, disegno, come nella tosse chiaro sivede Mi sovviene (dirà V. S.) di domandarvi, à quai animali è conceduta lavoce? Gli rispondo brevemente, che la voce, è conceduta solo à gli animalic'hanno la gola, e lo polmone. Onde le mosche, grilli, cicale, farfalle, etogni altro animale insetto, per non haver gola, sono privi di voce. E quelloromore ò susurro che fanno quando volano; non è voce; ma suono fatto dall'aliche percuotono l'aere. E per la medesima ragione, sono privi di voce, i pesci;i quali per non haver' il polmone, non solo non hanno voce, ma anchora nonrifiatano, et in questo mi perdoni Plinio. Non parlo hora del Delfino, delBalena, del Cane, e di molti altri pesci, i quali hanno il polmone, e rifiatanofuora però dell'acqua. Et accioche V. S. con questa risposta [20] rimangacompitamente sodisfatta, deve saper che la voce, et il suono, e lo ragionare,sono tre cose molto differenti, come Aristotele, ne' suoi libri dellagene.[razione] degli animali, dice. Et ecco qui la differenza. La voce èdifferentiata dal suono, perche, à far la voce si richiede la gola; laquale àfar'il suono non è necessaria, è ancho differente dal ragionare, perche à farla voce, basta la gola, ma al ragionare, non solo è necessaria la gola, maanchora le labbra, la lingua, i denti, e lo palato senza difetto alcuno; perchealtrimente non potriano isprimere le parole; Onde s'alcuni animali hanno voce,e non ragionano; non è per altro, se non perche non hanno questi membri, ò sepure gli tengono, non sono à cio proportionati, Si che fù solamente all'huomoconceduto il ragionare, poi che tutti i detti membri con ogni proportionefurono concessi à lui. E si V. S. mi domandasse se si ritrova alcuno de glianimali (non dico l'huomo à cui è cosa propria il ragionare) che sia di ciopartecipe? Risponderei quello ch'Aristotele ne dice, cioè che [21] tutti quellic'hanno quattro piedi, è stato negato il ragionare, e solo ad alcuno de gliuccelli fu dalla natura conceduto à quelli dico, che tengono la linguamezzanamente larga, e sottile, come si vede ne'chiamati Pappagalli, e comeanchora le Piche chiaramente mostrano. Ma mi direbbono i musici, poi che nellavoce tanta diversità si vede, conciosia che grandi, e piccole, aspre e dolci,et acute e gravi, da la natura si producono, e con l'arte ancho si fingono,dite di gratia, qual sia di questa diversità la cagione? Onde volendo non menoad essi, ch'à V. S. la causa rendere; brevemente quanto da Aristotele, eGal.[eno] se ne vede scritto, ne dirò. Sono dunque le differenze della voce(com'à Galeno piace ne' suoi libbri dell'arte medicinale) tre; cioè grande, epiccola, aspra, e lene, Grave et acuta; e similmente ne fù da Aristotele ne'suoi libbri della generatione de gli animali, scritto, quantunque un'altraven'aggionga, cioè la riggida, e la flessibile, intendendo per quella,l'insoave (son costretto per mancamento di propria voce, cosi chiamarla). [22]E per questa, la soave. E benche si potrebbe questa quarta differenza, allaseconda ridurre, nondimeno ancho di lei allungo si dirà. Queste, sono dunque lespetie naturali della voce; e s'alcun'altra se ne trovasse, come la roca,gracile, crassa et altre, si ponno facilmente ad alcuna di queste quattroridurre. Nè voglio della voce chiamata negra ragionare, essendo cosi permetafora detta. E cominciando da la piccola, e grande, fà di mistiero ch'ioricorra à quello che nello principio di questo discorso è stato detto, cioè,che tre cose concorrono à far la voce; si come ad ogni altra humana operatione;le quali sono, la materia, lo maestro, e l'istromento, intendendo per ilmaestro le potentie dell'anima, cioè l'imaginativa, e motiva del petto; e perla materia, l'aere; e per l'istromento la canna del polmone. Onde quandol'istromento è largo, e l'aere è molto, e similmente le potentie dell'animasono gagliarde; viene conseguentemente la voce à farsi grande; Conciosia cosache la molta espiratione fa grande ripercussione [23] nella canna, dallaqualenasce poi la grandezza della voce si come si vede chiaro nelle trombe grandi,dov'è necessario molto fiato, e forza. E s'è vera la regola, che l'un contrarioper l'altro si conosce ne può da questa nascere la causa della voce piccola, perciochedove si trova la canna stretta, e picciola, et aer poco, e poca anchora forza,fa di mistiere che piccola voce si faccia. E questo detto sia per coloro a'quali dalla natura è stata conceduta ò l'una, ò l'altra. Che se volesse l'huomodi grande fingerla picciola, overo di picciola farla grande; potrebbe secondol'aggiongere ò mancar delle dette cose à modo suo farlo. Ma perche intorno allavoce grave, et acuta, m'occorrono molte cose à dire; a quella me ne passo. Edico; che anchora che la voce grave, et acuta sia differente dalla grande epiccola non è per questo, che non possano elle stare insieme; che molte volteaccade, ch'una medesima voce è grande, e grave, grande, et acuta, grave, epicciola, acuta, e picciola. E non entrando nelle varie openio[24]ni de gliantichi sopra questo, ma solo alla pura verità venendo in compagnia del mioAristotele, veramente secretario della Natura. Dico che la voce grande sicaggiona dal tardo movimento dell'aere nella canna, si come l'acuta dal veloce,che già chiaro si vede che per la velocità, questa assai piu che quella sisente e penetra. E volendo di questo tardo, e veloce movimento raggionare, dicoche due cause à cio concorrono. La prima è l'aere, come cosa mossa dall'anima.La seconda, è la detta anima, come causa movente dell'aere, et hanno queste duecause tra loro questa proportione, e corrispondenza, che quando l'aere mossoavanza e resiste alla potentia movente, si fa il movimento dell'aere tardo, econseguentemente è necessario; che si faccia la voce grave. E quando percontrario, la forza dell'anima avanza e supere l'aere, di modo che velocementelo spinge, e muove, è necessario che si faccia la voce acuta. E di qui puònascere la ragione, perche i fanciulli, e le fanciulle hanno la voce picciola,et acuta; concio sia cosa, che essendo [25] piccola la canna, è necessario chel'aere ch'in essa si contiene sia poco; onde dalla potentia dell'animavelocemente movendosi, fa la voce acuta, e picciola. E quando V. S. mi dicesse,che se la detta ragione fusse vera, ne seguirebbe, che tutti gli animali chesono nati di poco tempo, havrebbono la voce acuta. Ma chiaramente si vede(oltre ch'Aristotele lo dice) ch'i vitelli, e le vacche, hanno la voce grave, enon acuta. lo gli risponderei quello medesimo dicendogli che dal medesimoFilosofo ne fù scritto, cioè ch'i vitelli, e le vacche hanno la canna piùd'ogni altro animale grande e larga. Onde l'aere ch'in essa si contiene,bisogna che sia molto, et hanno anchora le forze del petto assai deboli; Il cheavviene a' vitelli per caggione dell'età, nella quale non è troppo vigore, etalle vacche per cagione del sesso da perse debbole, e fioco. E cosi standonella medesima ragione si conclude, poi che per le dette cause l'aeretardamente si muove, che questa, et ogni altra sorte di simili animali, facciala voce grave. [26] E se più oltre considerando mi domandasse V. S. per qualcagione, i detti animali mutano la voce; di grave in acuta, quando sono all'etàperfetta (conditione à tutti gli altri contraria) pervenuti? Gli direi chequando sono più entrati ne gli anni acquistano molto vigore, per caggion delquale l'aere, per molto che sia, viene ad esser velocemente mosso. Onde risultapoi la voce acuta. E questo sopra il grave, et acuto detto sia; per quantodalla natura si concede. Che se volesse alcuno à suo modo fingerlo, si comehavendo di natura il basso, e per mancamento di soprano fingesse la voce,chiamata falsetto, potria con fare il movimento dell'aere piu veloce, à postasua farlo. E questo modo di fingere la voce fu solo à l'huomo conceduto,massimamente quando egli ragionando desidera persuadere, e movere, et isprimereil voler suo. E se volesse V. S. sapere quale di queste voci è più perfetta, età cavaliere più condecente? gli direi, la grave; dicendomi Aristotele, che laperfettione della voce, e di qualsivoglia altra cosa, consiste nel [27]soperare, et eccedere. Onde poi che la voce grave eccede, e sopera, e tuttel'altre abbraccia, si deve più' perfetta, più nobile, e più generosa riputare.

Horaragiono della voce aspra, e lene, e per non annoiar V. S. con brevità gli dico,che l'una, e l'altra di queste, si caggiona dall'interna soperficie dellacanna; percioche essendo la soperficie equale, e nello suo perfetto, e propriotemperamento, fa la voce lene, et equale, e se per qualche humore ch'in essainvescato fusse, o vero per mancamento di quello; si fusse dal suo temperamentopartita, si farebbe la voce roca, aspra, et inequale. Resta che della vocedetta da Aristotele riggida, e flessibile io ragioni, le quali parole, otermini sono latini, et anchora che propria voce nella lingua Toscana nonhabbiano; tuttavia per maggior chiarezza, per la voce flessibile, s'hà daintendere (per cosi dire) voce pieghevole; cioè che con dolcezza si varia intal maniera, che l'orecchia rimanga sodisfatta. E per la riggida si deveintendere, la dura ch'in modo alcuno piegar non [28] si può. Onde l'orecchia inudirla si conturba. Potrebbono alcuni ridurre questa sorte di voce, all'aspra,e lene, pure per venir l'una dall'interna soperficie della gola, e l'altradalla propria materia, e sostanza della medesima gola, lasciando Galeno daparte; il quale (forsi perche la riduce) non ne raggiona, m'accosto adAristotele, dalquale di questa voce si fa mentione. Or dico dunque, che questevoci nascono dalla propria materia della canna; et intendo per la canna tuttele parti sopradette, che concorrono à far la voce, si che, se quella saràmolle, fara la voce flessibile; pieghevole, e variabile. Ma se per sorte saràdura, farà la voce riggida, e dura. Percioche essendo duro l'istromento; nonpuò (come bisognaria) piegarsi; si come essendo molle, aggevolmente piegandosi,può formare, e fingere ogni sorte di voce. E di qui nasce; che molti sono, iquali non ponno altra voce ch'il basso cantare. E molti anchora se ne veggonoche non sono, se non ad una delle voci del conserto [29] inchinati, e quellacon grandissimo fastidio dell'orecchia, appena cantano. E per il contrario, poise ne trovano alcuni, ch'il basso, il tenore, et ogni altra voce, con moltafacilità cantano; e fiorendo, e diminoendo con la gorga, fanno passaggi, horanel basso, hora nel mezzo, et hora nell'alto, ad intendere bellissimi. Vorrei(mi dirà forsi) hora ch'i passaggi nominati havete; che posto da parte ilvostro Aristotele, ragionaste alquanto, del modo di cantare con la gorga. Glidico dunque, che nè da gli antichi, nè da' moderni musici, è stato mai scrittoil modo di fare idonea, et atta la gola à passaggiar cantando. Nè sono perquesto degni di riprendimento; Percioche quelli come primi inventori, fero purcosa grandissima, à dare alla musica principio e questi per esser stata la cosanon poco difficile, non l'hanno voluto (o per dir meglio) potuto isprimere. Che(nel vero) chi vuole con la ragione in mano, render conto di ciò; fa dimistiero che non solo Musico sia; ma anchora dottissimo medico, e filosofo. Malasciando le belle pa[30]role, à chi di cicalare si diletta, e togliendo àconsiderare con ogni diligenza la voce passaggiata. Dico; che tal voce; non èaltro, ch'un suono caggionato dalla minuta, et ordinata ripercussione dell'aerenella gola, con intentione di piacere all'orecchia. Dove chiaramente si vedech'il suono sia genere poich'ogni voce passaggiata, è suono, ma non ogni suono,è voce passaggiata.

E dovechiaramente si vede anchora, che l'altre particelle stanno in luogo didifferenza, percioche dicendosi, che la voce passaggiata sia minuta et ordinatacon intentione di piacere all'orecchia, si fa differente dalla minuta voce chesi sente nel ridere, e similmente dalla tosse, laquale, quantunque sia minuta,non è però ordinata; ne à l'orecchia piace. E si fa differente anchora daquelle voci che con ordine, e diminutione si fingono, portando le sillabe delleparole in bocca, si come farebbe alcuno quando dicesse (poniam per caso) Amor,fortuna, &c. In cinque note; cioè, ut, re, mi, fa, sol. Applicando àciascuna nota, [31] una sillaba, perche questa voce, anchor che sia minuta, etordinata, e piacevole à l'orecchia, nondimeno per farsi ella con intentione disignificare alcuna cosa, cioè, per inferire il sentimento delle parole; non sipuò, ne si deve chiamar voce passeggiata, la quale solamente si fa per diportodell'orecchia. Nè perche tante conditioni in questa diffinitione io habbiamesse, si deve dire che tal voce sia specialmente distinta dalle sopradette,conciosia cosa che si riduce alla flessibile, poi che consistendo ella nelsormontar di basso, in alto; e nello descender d'alto in basso, con la minuta,et ordinata ripercussione dell'aere, non puo nascere, se non da l'istromentopieghevole, e molle. Onde si fà chiaro à tutti, che coloro i quali dalla naturanon hanno la gola molle e pieghevole, non sono atti à far passaggi, si che adessi loro poco ò nulla questi miei ordini giovevoli saranno.

Or dettodunque, che cosa sia questa voce, et à [32] quale delle sopradette voci siriduca. Vò dire del luogo dove i passaggi si formano. Il luogo dove i passaggisi formano, è quello istesso, nelquale si forma la voce; cioè la cartilaginechiamata cimbalare, come habbiam veduto; la qual'hora costringendosi, et horadilatandosi da' sopradetti nervi; con l'ordine che V. S. più sotto intenderà,rifrange e ripercuote tanto minutamente l'aria, che ne risulta da tutti lodesiderato cantare. Hora vengo à parare inanzi à V. S. le regole ch'intorno alcantar di gorga, tener si deveno.

 

 

La primadunque regola sia, che colui che vuole abbracciar questa virtù, debbia fuggire,come capital nemica, l'affettatione, percioche tanto è di maggior bruttezzanella musica, che nell' altre scientie, quanto con minor pretendimento si devela musica essercitare. Nè m'occorre sopra cio addurre altra ragione, chel'isperienza istessa, laqual' ogni giorno ne veggiamo; conciosia cosa che moltiper saper cantare quattro notucce con un poco di gratia, [33] mentre cantano,s'invaghiscono tanto di loro stessi, che i circostanti se ne fanno beffe; edopò haver cantato, non meno per la città, con i piedi passaggiano di quelloc'hanno con la gorga passaggiato, e vanno tanto altieri, e fumosi, che sono datutti più tosto schivati, che riveriti. Or fugga dunque la compiacenza di sestesso, senza dare ad intendere che di cio faccia, o voglia far professione.

Laseconda regola è, che l'hora nella quale si deve far questo essercitio; sia lamattina, overo quattro, ò cinque hore dopò mangiare; perche nel tempo nel qualelo stomaco è pieno, non può la canna della gola, esser cosi forbita, e nettacome si richiede à mandar fuora la voce chiara, e serena, laquale più diqualsivoglia altra cosa, al cantare di gorga è necesseria.

La terzaregola è, che lo luogo dove si deve far questo essercitio, sia in parte nellaquale, la solitaria Echo risponda, si come sono alcune ombrose valli, ecavernosi sassi, ne' quali rispondendo ella a chi seco ragiona; e cantando conchi seco canta, po[34]trà facilmente dimostrare, se buoni, ò nò i passaggisono, e fare di viva voce, ufficio.

La quartaè, che non habbia à far movimento alcuno, altra parte del corpo; fuor che ladetta cartilagine cimbalare, perche se paiono brutti à noi coloro i qualicantano di gorga crollano la testa, o tremano con le labbra, o muovono le mani,o piedi, ci habbiamo à persuadere che noi facendo il simile, debbiamo parerebrutti à gli altri. E di questi ne veggiamo molti i quali, o per poca fatica toltanel principio, overo perche non si sono accorti del mal'uso, non ponno in modoalcuno, quando cantano, star fermi, et accioche di cio sia avvertito.

La quintaregola è, che debbia tenere uno specchio inanzi à gli occhi, accioche mirandoin esso, sia avisato di qualsivoglia accento brutto che quando canta facesse.

La sestaè, che distenda la lingua di modo, che la punta arrivi, e tochi, le radici de'denti di sotto.

Lasettima è, che tenga la bocca aperta, e giusta, non più di quello che si tienequando si ragiona [35] con gli amici.

L'ottava,che spinga appoco, appoco, con la voce il fiato, et avverta molto, che noneschi pe'l naso, overo per lo palato, che l'uno, e l'uno, e l'altro sarebbeerror grandissimo.

La nona,che voglia conversare con quelli, che con molta leggiadria cantano di gorga,perch'il sentire, lascia nella memoria una certa imaggine, et idea, laqualeporge aiuto non picciolo.

La decimaè che debba fare quest' essercitio spessissime fiate, senza far com'alcunifanno, i quali, in una ò due volte ch'il loro intento non accapano, subbitolasciano, e della Natura si dogliono, che non habbia loro data l'attezza, edispositione che se ce richiede. Onde attribuendo à lei quello, qu'allapigritia loro attribuir si deve, fanno (à mio giudicio) grand'errore. Si ch'iomi rendo certissimo; ch'il discepolo ammonito da Echo nella voce, et avvisatodallo specchio negli accenti, et aiutato dal continuo essercitio, e parimentedal sentire coloro i quali cantano leggiadramente, acquistarà di[36]spositionetale, che potrà facilmente, in ogni sorte di madrigali, o mottetti applicar' ipasaggi.

Ma percheà queste regole si richiede alcuno essempio di notole, per le quali si possapassaggiando, acquistare la dispositione della gorga, appoco appoco; per questostampando le sottoscritte note, e riducendo, ad uno brevissimo ordine quantonelle dette regole ho già detto; dico, ch'il discepolo dopò che nell'hora chesarà diggerito il cibo sarà condotto in alcuna risonante valle, o spelonca, oaltro luogo, e dopo anchora che tenendo uno specchio avanti à gli occhi, havràdistesa la lingua nel modo detto, et havrà tenuta la testa salda, et ogni altraparte del corpo; voglia con queste note spingere appoco, appoco il fiato,portando in bocca la lettera, o, per la ragione che diro più sotto.

 

Vocalizzi PDF bocca

 

[40]Queste sono le note, e sono a tal guisa composte, per dar' un facile principioà quest'impresa; dove m'occorre dire, che non debbia in modo alcuno passare, daun passaggio à l'altro, senza haver'il primo molto bene inteso, et apparato; etdove m'occorre dire anchora, che s'io non ho posta chiave in questi essempi;l'ho fatto accioche si possano cominciare in ogni nome di voce, dico, ut, re,mi, fa, sol, la, Cosi ascendendo, come descendo, e tanto in spatio, quanto inriga, et a tutte queste cose, aggiongo quest' altra, che quantunque, questaquinta, e questa ottava, nelle quali tutt'i passaggi si contengono, siano cosivariate, non dimeno si ponno tra loro mescolare, togliendo hora il principio, emezzo dell'un' passaggio col' fin dell'altro; et hora per il contrario. Siporgono dunque prima le note dirette, et appresso le raddoppiate, senza dirhora, in qual luogo, et in qual sillaba del madrigale si debbiano far'ilpassagio, poi che sin qui, non iscrivo d'altro, che del modo d'acquista[41]rela dispositione, et attezza della gorga. Ma perche poco anzi niente sodisfattosi sentirebbe il discepolo, se dopò haver'acquistata la disposition dellagorga, con l'industria, et ordine sopradetto, non sapesse applicare, i passaggial madrigale, ò ad altra cosa che cantasse; per cio scrivendo qui sotto, questomadrigale, ragioneró pi [sic. Ovviamente: di] molte regole, che sono a' cotalproposito necessarie.

 

Madrigale Lasciare il velo

 

[58] E ioanchora sò, che questo madrigale è vecchio, ma l'hò voluto mettere solo peressempio, accioche il buon cantante osservi in qual si voglia cosa che se glipara inanzi da cantare, quei ordini, e regole ch'in questo osservate siveggono; lequali accioche più chiaramente s'intendano; Ecco che da me siscrivono.

 

La primadunque regola, è, che non si facciano passaggi in altri luoghi, che nellecadenze, per che cuncludendosi L'armonia, nel Cadimento, con moltapiacevolezza, vi si puo scherzare, senza disturbo de gli altri compagni; ma nonper questo, si prohibisce, che prima che s'arrivi alla cadenza non si possapassare, da una ad un'altra nota, con qualche vaghezza, ò fioretto, si come dipasso in passo nel sopra stampato madrigale, osservato si vede in quei luoghiperò, dove si può comportare, e dove pare che stia bene.

 

Laseconda regola, è, che nel madrigale non si fac[59]ciano più di quattro, ocinque passaggi, accioche l'orecchia gustando di rado la dolcezza; si rendasempre più, d'ascoltar desiderosa. Il che non avvenirebbe, se' continuamentepassaggiando si cantasse, Percioche i passaggi di piacevoli, diventarebbononoiosi, quando l'orecchia appieno satia ne divenisse; E questo ogni giornotenemo inanzi à gli occhi, poi che molti se veggono di coloro i quali senzaosservare semituoni, e bemolli, e senza ancho isprimere come stanno, le parole;non attendono ad altro ch'a passaggiare, persuadendosi ch'inquesto modo,l'orecchia s'addolcisca. Onde, perche divengono fastidiosi, sono da tutto'lmondo biasimati.

 

La terzaregola è, che si debba far il passaggio; nella penultima sillaba della parola,accioche, co'l finimento della parola, si finisca ancho il passaggio.

 

La quartaè, che piu volontieri si faccia il passaggio nella parola, e sillaba dove siporta la lettera, [60] o, in bocca co'l passaggio, che nell'altre; Et acciochequesta regola sia meglio intesa, hora la dichiaro, le vocali (com'ogniun sà)sono cinque, delle quali, alcuna come è lo, u porta uno spaventevole tuonoall'orecchia; oltre che passaggiando con esso; pare appunto, rappresentare unLupo ch'ulula; Onde non posso se non meravigliarmi di coloro, quali nella primasillaba del madrigale ch'incomincia, Ultimi miei sospiri, fanno il passaggio,non posso (dico) se non meravigliarmene; si per che non si deve in modo alcunopassaggiando, entrare, e si anchora perche conquesta vocale s'aumenta lospavento, et ombra del tuono. Et alcuna, si come è lo, i, portandosi co'lpassaggio, rappresenta un'animaletto che si vada lagnando. per haver ismarritala sua madre; pure si può concedere ch'al soprano istia manco brutto ilpassaggiare per lo, i, ch'all'altre voci. L'altre vocali che rimangono, siponno senza sempolo[4] portare,pure fando fra loro comparatione, dico che l'o è la migliore, percioche conessa si rende la voce piu tonda, e con l'al[61]tre, oltre che non cosi benes'unisce il fiato, perche si formino i passaggi, sembianti al ridere, pure nonistringendo tanto questa regola; mi rimetto al buon giudicio del cantante.

 

La quintaregola è, che quando si ritrovano quattro, o cinque di conserto, mentrecantano, l'uno debbia dar luogo all'altro; per che se, due o tre tutti in untempo passaggiassero, confonderebbono l'armonia. E di quanto in queste regolesi comprende, si vede manifesto essempio sopra scritto Madrigale.

[62] Iopenso finqui havere adempito quanto V. S. m'ha comandato; hora perche tutti imusici, dopo d'havere à questi miei ordini ubbidito, sapranno da perloroformare i passaggi, voglio qui sotto per loro sodisfatione e mia metternealcuni, i quali nel cantare, con qualche gratia riescano; dove terròquest'ordine; prima ponerò le cadenze; e dopò i passaggi (io dico i più belli)perche se volesse mettere tutti quelli con i quali si può la cadenza variare,empirei il foglio più tosto di passaggi da sonar, Che da cantare,aggiongendovi, Vago augelletto passaggiato nell'aria sua[5]:

 

Cadenze, passaggi e madrigale Vago augelletto

 

[77] Sòben, io certissimo, che molti invidiosi giudicaranno questa mia nuovainventione, non solo esser vana, ma anchora edificata sopra il falso. Vanadiranno, perch'il passaggiare viene dalla Natura, Falsa perche mentre ipassaggi si fanno molte falsità si commettono. Onde brevemente rispondo ch'èben vero che la dispositione della gorga viene dalla Natura, ma che senzaqueste mie regole si possa apparare il modo del passaggiare, è pure impossibilcosa, perche se la Natura da l'attezza l'Arte porge il modo, senza il quale nonsi farebbe cosa alcuna buona, Anzi dico di più, che la Natura come madreliberalissima, à tutti ha dato il modo di poter vincere quest'impresa (nonparlo hora di qualche scilinguato disgratiato e bastardo di lei, il quale non èstato meritevole di questo dono). Ma perche non vogliono osservare e faticarequanto vi bisogna, fando ingiuria à loro istessi, si riputano indegni di talvirtù. E che ciò sia il vero disiderarei ch'i detti invidiosi lo provassero,che sono certo che se togliessero tanta fatica, quanta è necessa[78]ria àquesti miei ordini accaparebbono quello che per la loro pigritia biasimano, sepure non fossero eglino tanto disgratiati, che non fossero venuti al mondo peraltro, che per dir male. E brevemente rispondo ancora ch'è ben vero, che nelpassaggiare si fa qualche errore, ma perch'il passaggio con la sua velocità, edolcezza cuopre il difetto di modo che nè asprezza, nè falsità vi si conosse.per questo non saprei ch'altro consigliare à questi invidiosi, se non chetacciano, et imparino perch'in conclusione il vero modo di cantar cavaleresco,e di conpiacere all'orecchia, è il cantar di gorga. E di questo parere anco èil S. D. Gio. Domenico da Nola, il S. D. Gio. Ant. Filodo, il S. Stefano Lanno,il S. Rocco e finalmente il S. Gio. Tomasso Cimelli, i quali oltre chepotrebbono un'altra volta riformar la musica quando ella fusse perduta, fannoprofessione di modestia, di bonta, di virtù, e d'ogn'altra cosa ch'appartiene àspirito angelico, e divino. Or sù, chi non la sà l'impari.

E perdimostrare quanto sia buono l'animo, che [79] tengo di servire, et aiutare,fino à scilinguati à questa bellissima impresa, ecco che soggiongo i più belli,e sicuri rimedij per fare buona voce ch'ho potuto nella mia professionraccorre.[6]

Assaigiovevole rimedio à far buona voce, è l'usare spesse volte gli argomenti, ondeNerone alquale tanto dilettava la musica, non havea à sdegno (come riferisceSuetonio tranquillo) l'usargli per potere più dolcemente poi cantare.

Buonoanco rimedio è il tenere una piastra di piombo nel stomaco, si come anco ilmedesimo Nerone facea[7].Ancora sono buone le sequenti pillole, massimamente quando la voce e guasta persoverchia humidità, togliansi quattro fiche seche, levandone le scorze, etogliasi una mezza dramma[8]di calamento[9], e parimenteun scropolo[10] di gommaarabica[11],e pestisi ogni cosa insieme nel mortaio, e facciasi ballotte. delle quali se netenerà una in bocca la notta continoamente, e 'l di. Ecco questo altro,togliasi una drama di ligoritia[12],e due d'incenso, e togliasi anco uno scropolo di safrano[13],e pestando ogni cosa [80] insieme, e congiongendole con il rob[14]di vino o d'uva si usarà poi appoco appoco. Il brodo del cavolo[15]al medesimo effetto giova molto.

Et àtutti questi non è inferiore rimedio per l'asprezza della voce il togliere lacassia[16],dico il mangiarla nel cannuolo, con il coltello, e parimente è molto approvatorimedio il lochsano di Mesoe[17],si come buono rimedio ancora è il gargarismo fatto con un poco di sandaraca[18],et aceto squillitico[19],et alquanto miele, e questo sia detto brevemente intorno alle cose ch'entranoper la bocca quando il difetto della voce viene d'humidità nella gola chequando si disiderasse rimedio per fuora, si potrà usare questo suffomiggiosenza entrare ad empiastri, unguenti, et altre ontioni per esser cose di moltofastidio, e bruttezza. Togliasi, incenso sandaraca stirace[20],calamento[21], emettendosi ne' carboni sene toglia il fumo per lo naso, e per la bocca. Etquando per avventura per causo secca, la voce fosse cattiva, il che rare volteavviene. Togliasi oglio violato[22],e con esso si mescoli tanto zuccaro che l'uno, e l'al[81]tro divenga comemiele, e questo s'inghiottisca appoco appoco, e massimamente quando se và àcoricare sene toglia un cochiaro, et à questo proposito è buono ancora il brododi gallina. E le fiche seche con humidità molta[23].Hò voluto brevemente sovvenire à chi tiene bisogno di rimedio, per mostrarequanto io sia largo della professione, e d'ogni altra cosa mia, e bascio lemano di V. S.

 



[1] Inumeri fra parentesi quadre, inseriti nel testo ripetono quelli delle paginedell'edizione originale.

[2] IlMaffei espone qui una teoria fisiologica dell'emissione della voce, che, allostato attuale delle nostre indagini sull'argomento, non siamo in grado di direse e da chi fosse già stata formulata. È facile tacciare di ingenuità scientifica,come accade, il nostro medico-filosofo-musicista. Prescindendo dal fatto cheper giungere alla comprensione della funzione vibratoria delle corde vocalioccorrerà giungere ad Antoine Ferrein (1693-1769), è invece interessanteosservare il procedimento logico attraverso il quale la medicina si sforza digiungere alla comprensione del fenomeno. Non si dimentichi che non possonoesistere conoscenze fisiologiche senza la conoscenza di quelle anatomiche enell'anno 1562, nel quale il Maffei scrive la sua "Lettera....", sonopassati appena diciannove anni dalla pubblicazione degli "Humani corporisfabrica libri septem" (1543) di Andrea Vesalio.

[3]Dalla descrizione che il Maffei ora farà della laringe si capisce che egliconosce perfettamente il trattato del Vesalio; anzi addirittura egli si avvaledelle parole dell'anatomico traducendole letteralmente, in parte, o riassumendole altre per brevità.

[4] Èin corso la ricerca per stabilire se la parola abbia un significato o se,semplicemente, si tratti di un refuso. Nanie Bridgman scrive al suo posto: scrupolo,ma avrebbe senso anche: scempio.

[5]Sono pure in corso le indagini per individuare il madrigale originale, la cuiparte di soprano è stata passaggiata. Nanie Bridgman non ne fa parola e perparte nostra fino a questo momento siamo soltanto in grado di dire consicurezza che non si tratta del sonetto di Francesco Patrarca –Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta) – musicato da Girolamo Scotto (DiG. S. il primo libro de li madrigali a doi voci..., Scotto,Venezia, 1551).

[6]Dopo averci inconsapevolmente informati sullo stato delle conoscenzesull'anatomia e la fisiologia della fonazione ai suoi tempi, il Maffei cifornisce ora quello sulla farmacologia.

[7]Per un primo commento a questa affermazione si veda la comunicazione di MauroUberti «Dell'eserciziodella voce, e prima della vociferazione e del canto» al colloquioHieronymus Mercurialis forlivensis, organizzato dalDipartimento di biologia animale e dell'Uomo dell'Università di Torino inomaggio al primo medico dello sport, 
Olimpiadi Invernali - Torino 26-28gennaio.

[8]«Antica misura di peso, equivalente all'ottava parte dell'oncia» (Grandedizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, Torino,UTET, 1980-2004). «Oncia: Unità di misura di peso, già in uso nel sistemaponderale siculo-italiota e adottata poi dai Romani, presso i quali equivalevaa un dodicesimo della libbra; è stata conservata in Italia e in altri Paesi convalori diversi, ma per lo più oscillanti intorno ai 30 g» (Battaglia, op.cit.). Se ne deduce che la dramma aveva un peso corrispondentea circa 3,75 g.

[9]«Calamento o Calaminta, nome volgare della Satureia calamintha. Erbaaromatica delle Labiate, in due principali varietà (Satureia calamintha o Melissacalamintha e Calamintha officinalis), usatacome condimento o per le sue proprietà officinali (depurative e lenitive)» (Tesoro della Lingua Italiana delle Origini.Per il suo uso nel medioevo cfr. appunto la voce calamento.

[10]Scropolo o scrupolo. Unità di misura usata, dal Medioevo, in farmacia. Secondoil Battaglia (op. cit.) corrisponde a g 1,296.

[11] «278.Gomma arabica off. Acacia vera. Will. Mimosanilotica. Lin. cl. Poligamia. - 279. Gommaarabica off. Acacia arabica. Will. Mimosaarabica. Lin. - 280. Gomma Senegal off. AcaciaSenegalensis. Will. Mimosa Senegal. Lin. - Lagomma che trasuda da questi tre alberi è raccolta col solo nome di GommaArabica. [...] Al pari di tutte le sostanze mucillaginose, la gomma arabica ènutritiva ammolliente lenitiva e pettorale; si adopera perciò nelledissenterie, negli ardori delle vie urinarie, nella blenorragia, nella tosse,nella raucedine» (Michele Tenore, Saggio sulle qualità medicinali dellaflora napolitana, Napoli, Giornale Enciclopedico di Napoli,1820). «Acacia senegal Willd., acacia del Senegal [...] Infarmacia la gomma arabica viene utilizzata come emolliente, bechico [= checombatte la tosse e facilita l'espettorazione, n.d.r.], emulsionante eprotettivo della mucosa gastro-enterica» (Elena Maugini, Manuale di botanicafarmaceutica, Padova, Piccin, 1994).

[12]«La liquirizia, ricca di glucidi (glucosio, sacd'osio, mannitolo e soprattuttoamido), contiene dei principi attivi appartenenti a tre categorie direrse:saponoside a nucleo triterpenico (glicirrizina), flavonoidi e un principioestrogenico scoperto recentemente. L'uso della liquirizia risale all'antichità.Già Teofrasto la prescriveva contro le ulcere, l'asma e per preservare dallasete. I flavonoidi hanno un'aione antispasmodica, utile nelle ulcere gastriche.La glicirrizina invece interviene nelle proprietà espettoranti e antitossedella liquirizia. Ha anche azione cicatrizzante, antinfiammatoria, utilizzatanel trattamento delle angine, delle emorroidi, dei granulomi e delle cistidentarie. La droga è anche dotata di attività estrogenica. [...] In farmaciaviene usata, sotto forma di estratto molle, come correttivo per mascheraresapori sgradevoli, come bechico, espettorante e contro i bruciori di stomaco,le gastriti e le ulcere gastriche» (E. Maugini, op. cit.).

[13]Safràn o zafferano. Crocussativus. «Noto fino dall'antichità, lo zafferano è un eupeptico[desta l'appetito e agevola la digestione, n.d.r.], uno stimolante nervoso e unemmenagogo [= che ristabilisce o rende regolari le mestruazioni n.d.r.]. Questaultima proprietà lo fa utilizzare clandestinamente come abortivo» (E. Maugini, op.cit., p. 479).

[14] «IlRob, overo robub (che robub li chiamano piu rob insieme nel numero del piu) haquella differenza dal siroppo: che quello è succo composto con mele, overo conzuccharo, ò con materia altra simile (intendendo però di que' siropi, che vannofatti di succhi) & questo è succo semplice inspissato al Sole, ò al fuoco,& venuto à quella consistenza, nella quale veggiamo la sappa [sappa = sapa,mosto cotto e concentrato per mezzo dell'ebollizione, usato per lo più comecondimento (Battaglia, op. cit.)] essere ridotta dalle donne, ò altro, che lafaccia, nel cuocerla nel tempo dell'estate nelle vendemie, la cui sappa essaancora, come è noto, è detta rob, & assolutamente intesa per lo piu nobiled'ogni altro, per la dignità del vino tra tutti i succhi: benche nella piuparte de robub vi si mescoli del mele, ouero del zuccharo,o penidi, o cosaaltra simile, è ciò fatto a sola cagione, che li succhi si conservino, nè sicorrompino.»(Gierolamo Calestani, Delle osservationi di G. C. parmigianoParte seconda... Venezia, De Franceschi, 1580, p. 1).

[15] Lamedicina popolare attribuisce alle foglie del cavolo (Brassica oleracea)interessanti e curiose proprietà antinfiammatorie e cicatrizzanti; per esempiola foglia contusa viene anche applicata sulle articolazioni dolenti. Oggisappiamo che il cavolo è ricco di vitamina C ed ha proprietà antiossidanti eprotettive nei confronti del complesso fenomeno della carcinogenesi.

[16] Cassiafistula o Cassia in canna. Albero del genere Cassia, originariodell'India e dell'Arabia, coltivato nelle regioni tropicali, specialmente nelleAntille. La polpa nera del suo frutto (legume), depurata costituisce la polpadi Cassia ad azione lassativa e decongestionante.

[17] Illochsano di Mesoe corrisponde al Loch Sanum di Mesuè il Giovane. Il Loch era unelettuario con consistenza simile al miele che di solito veniva leccato perottenere una lenta assunzione. Mesuè il Giovane, famosissimo medico efarmacologo contemporaneo di Avicenna (decimo secolo d.C.), scrisse unantidotario che fu celebre per tutto il Medioevo ed il Rinascimento. Moltepreparazioni farmaceutiche da lui descritte furono usate sino all'inizio delXIX secolo, tra queste anche due Loch: il Loch ad asma, a base di scilla,marrubio, issopo, iris, mirra e zafferano; il Loch Sanum, a base di cinnamomo,issopo e liquirizia. Col tempo le formule di questi Loch sono stateabbondantemente variate e complicate dai diversi autori di trattati di materiamedica, pertanto non è agevole conoscere esattamente le formule originarie.Ecco la formula del Loch Sanum di Mesuè riportata nella usatissima FarmacopeaUniversale di Nicolas Lemery nell'edizione parigina del 1761. «Prendete uvapassa,fichi secchi recenti, datteri ana once due - Una trentina di giuggiule edi sebeste (frutti della Cordia sebestena L.) - Semi di fieno greco drammecinque - Semi di lino, di anice, di finocchio ana mezza oncia - Cannella, iris,calaminta, liquirizia ana mezza oncia. - Fate bollire tutto questo in due pintedi acqua sino a che essa si riduca alla metà. Cuocete questa colatura con duelibbre di zucchero d'orzo sino a consistenza di miele e poi aggiungete leseguenti droghe polverizzate: Pinoli sbucciati dramme cinque - Mandorle dolcisbucciate,liquirizia, gomma adragante, gomma arabica, amido, ana dramme tre -Radici di iris dramme due -  Unpugno di foglie di issopo e di capelvenere. Di tutto ciò fate un Loch secondoarte". (Centro diInformazione sul Farmaco - Società Italiana di Farmacologia incollaborazione col dott. Pierangelo Lomagno, storico della Farmacia).

[18] (Sandaracca,sandracca, dall'arabo sandarus). Resinaottenuta incidendo la corteccia di alcune Cupressacee (Callitrisquadrivalvis e Thujaaphylla) e costituita per il 90% di acini resinacei, che sipresenta incolore ed è messa in commercio in lacrime e masserelle dure,friabili, gialle, traslucide; è solubile in alcool, acetone, etere etilico e insolubilein acqua, ed è usata in farmacia, per preparare lacche, vernici con l'alcool,cemeti dentari e linoleum (Battaglia, op. cit.).Sempre secondo il Battaglia, dice Zuccheo Bencivenni (Firenze, prima metà delsec. XIV) nel Libro della consolazione delle medicine simplice solutive...Nuovamente distincto, corretto e diligentemente revisto(Venezia, 1521): «La sandaraca con lo aceto è di somma utilitate ». Diceinoltre il Fasciculo di medicina vulgare (1494):«De la rectificazion del aere... Suffumiga la tua camera la matina e la sera conmastice, incenso, mirra terbertina, sandaraca, cipresso».

[19]«Lo squillitico aceto si fa così. Togli la cipolla squilla e tienila per un dìe per una notte in aceto e cuoci e cola.» (Piero de' Crescenzi, Trattatodell'agricoltura di P. de' C. traslatato nella favella fiorentina... ridotto amiglior lezione da Bartolomeo Sorio..., Verona, Vicentini eFranchini, 1852, vol III, p. 348). Squilla: «Nome comune di alcune Gigliacee[sic] appartenenti al genere omonimo [sic] e, in partic., dell'Urginea maritima(o Scillamaritima), nota anche come cipolla marina o scilla.» (Battaglia, op.cit.)

[20] Stirace o storace«Balsamo che si ricava in partic. dalla liquidambra (Liquidambarorientalis) la cui corteccia viene bollita in acqua, spremutaattraverso sacchi di crine in  mododa ottenere una resina liquida, di colore verde-grigio che, col tempo,siispessisce e diventa nera, gradevolmente profumata, usata in medicina percurare alcune malattie della pelle e come antiparassitario contro gli acari della scabbia e i pidocchi, ein profumeria per fissare il profume delle essenze (Battaglia, op. cit.).

[21]Calamento = Calaminta (Satureiacalamintha). «Del Calamento. Cap XXIIII. [(Calaminthe (in caratterigreci)], Calaminthe, il calamento anche si chiama nepeta, è calda et secca interzo grado. Et n'è di due sorti, di quella delle pianure, et di quella demonti. quella de monti è molto più efficace. ma contra la tosse et l'asma, etcontra il dolor freddo del stomaco, et contra il catarro frigido, che descendedal capo: tollendo della sua polvere in un ovo, ò bevendo la sua decottione.contra al descendimento de l'uvole, si faccia gargarismo di di questa conaceto...» (Bartolomeo Boldo, Libro della natura et virtù delle cose chenutriscono..., Venezia, Guerra, 1576).

[22] «Ifiori [di viola (Viola odorata)] contengono tracce diacido salicilico, mucillaggini, pigmenti antocianici, olio essenzialecostituito da aldeidi ed alcoli alifatici non saturi. La radice contiene deisaponosidi ed un alcaloide (odoratina = triacetonamina) che avrebbe proprietàipotensive. I fiori sono emollienti [attenuano e calmano l'infiammazioneaumentando l'idratazione dei tessuti infiammati e diminuendo certe sensazionimoleste (es. senso di bruciore nella laringe, necessità di tossire, ecc.)] ebechici. In profumeria viene usata l'essenza dei fiori e delle foglie. Leradici sono espettoranti e, ad alte dosi, emetiche [provocano il vomito](Maugini, op. cit.).

[23] Èda osservare che il Maffei non cita ancora fra le erbe utili alla vocel'erisimo (Sisymbrium officinale), che oggi è consideratol'erba dei cantanti per antonomasia. Questa pianta, infatti, era già conosciutae utilizzata nell'antichità, ma fu accuratamente studiata soltanto nel XVIsecolo e, verosimilmente, il nostro non la considerava ancora degna di esserepresa in considerazione.