Dal punto di vista fonetico le tecniche canore equivalgono a inflessioni linguistiche
Il canto è un accento straniero
La Stampa, Tuttoscienze, Mercoledì 13 novembre 1985
Una storia sociale del canto - non della musica vocale, ma della voce cantata - non è ancora stata scritta, eppure poche manifestazioni umane sono così dense di convenzioni e di significati sociali e culturali. Basta girare le manopole della radio per cogliere a piacere una varietà caleidoscopica di timbri vocali, che, indipendentemente da ciò che cantano e da come sono accompagnati, riconosciamo immediatamente come appartenenti almeno a due mondi diversi: quello della musica classica e quello della musica leggera.
Si è detto "almeno" perché, allargando e approfondendo il campo delle osservazioni, non sarebbe difficile verificare la nostra capacità di individuare altre categorie vocali. Potremmo, per esempio, identificare la prima come quella delle voci educate e la seconda come quella delle voci naturali (ma sarà proprio vero che le voci della musica leggera siano così naturali?) o come quella del mondo della cultura e quella del mondo del disimpegno culturale, ma a questo punto potremmo anche leggere il timbro di queste voci in termini classisti: le voci del mondo dei ricchi che frequentano l'opera e quelle del mondo dei poveri, che frequentano la balera.
Potremmo anche individuare le voci del mondo contadino - come quelle delle mondine e dei montanari - ma pure quelle delle mondine e dei montanari veri, che cantano la disperazione vera, e quelle dei proletari dalla pancia piena, che, con quel tipo di voce (ma si distingue sempre), riempiono la cassetta.
Sarà meglio, però, lasciare il compito di questa ricerca a un sociologo melomane per chiederci invece quale sia l'elemento fisico oggettivo che ci consente di orientarci nel bosco delle categorie musicali ed extramusicali della voce cantata. La riposta è semplice: il colore delle vocali.
Si era già visto (Tuttoscienze n. 52, 10 marzo 1982) che le vocali non sono altro che modificazioni del timbro originale delta voce - quello laringeo - ottenute modificando con l'articolazione il profilo - e quindi la risonanza - del canale vocale.
Approfondendo le indagini si può verificare facilmente che la variabilità del profilo del canale vocale è il fattore fondamentale della comunicazione strettamente verbale, così come di tutte le comunicazioni extraverbali legate alla, parola.
Un'esperienza facile da compiere è quella di mettere a confronto la voce di persone diverse eccitando il loro canale vocale con una laringe artificiale. È questa un vibratore meccanico che, applicato sulla laringe, (quella vera), genera un suono che può essere articolato pronunciando le parole come se provenissero veramente dalla glottide.
La voce che giunge all'ascoltatore risulta metallica e monotona come quella di un calcolatore, ma è sufficiente alla comunicazione.
Orbene, se la stessa laringe artificiale viene usata sperimentalmente da più persone si ottiene l'effetto paradossale per cui, sebbene tutti i partecipanti all'esperimento parlino inequivocabilmente con la stessa voce da robot, essi sono altrettanto inequivocabilmente riconoscibili.
It fenomeno perde ogni mistero quando si consideri che il canale vocale tende a imporre la stessa risonanza a ogni suono che lo percorra. Quindi lo spettro del suono laringeo naturale e lo spettro, di quello artificiale presentano all'uscita dalla bocca profili molto somiglianti. In altre parole, poiché ognuno di noi emette vocali caratteristiche, esse rimangono un carattere molto personale qualunque sia la voce - naturale o artificiale - con cui vengono pronunciate.
Le informazioni extraverbali portate dalla voce non sono però soltanto quelle relative all'identità. Fa parte del vivere quotidiano riconoscere al telefono gli stati d'animo o le reazioni dell'interlocutore. In questo caso, veicolo dell'informazione non è soltanto il timbro vocalico: lo sono anche la melodia del discorso, l'accentuazione, i silenzi. Dobbiamo però dire che a nostra conoscenza la fonetica, delle emozioni - vogliamo chiamarla psico-fonetica? - è una scienza ancora da fondare.
Lo è, del resto, quasi per intero anche quella della voce cantata. Tuttavia siamo almeno in grado di dire che, nei casi in cui si è consolidata una tradizionale vocale - etnica, colta, popolare, ecc. - si sono stabiliti degli stereotipi timbrici a cui tutti i componenti di quella popolazione musicale tendono a uniformarsi.
Confrontando le analisi della, voce, parlata e cantata di un cantore è facile verificare che egli, nel passare da un comportamento fonatorio all'altro, ha essenzialmente modificato la struttura, acustica delle sue vocali.
Se poi, partendo dai rispettivi sonagrammi, si tracciano i relativi diagrammi di Potter e Steinberg, che traducono in punti su di un piano cartesiano le vocali avendone estratto due particolari coordinate (la frequenza delle due prime "formanti"), si scopre che i punti corrispondenti alle coordinate di vocali emesse con tecniche vocali diverse si dispongono sul piano cartesiano secondo i lati di triangoli diversi analogamente a come si dispongono secondo i lati di triangoli diversi le vocali pronunciate da parlatori di lingua diversa.
In altri termini: dal punto di vista fonetico cantare equivale, rispetto al parlare, ad adottare una sorta di accento straniero. Le diverse tecniche vocali, cioè, - lirica, rock, popolare - equivalgono ad altrettante inflessioni linguistiche.
Se ora, per analogia, pensiamo alla facilità con la quale anche chi non conosce l'inglese riesce a distinguere un anglosassone da un americano o, ancora, a come gli inglesi sappiano riconoscere dall'accento la classe sociale dei loro interlocutori, siamo indotti a pensare che davvero una sociologia della voce cantata non sarebbe poi un'ipotesi tanto sbagliata.
![]() Ognuno dei punti che compaiono nelle figure rappresenta la singola vocale di un singolo parlatore. Se sullo stesso piano cartesiano si rappresentano le vocali di più parlatori, si ricavano delle "aree di esistenza" delle vocali che rappresentano la loro variabilità in una certa popolazione linguistica (in questi deisgni, a sinistra soggetti americani, a destra soggetti italiani). |