MAURO UBERTI
Come la laringe si è evoluta da valvola polmonare a organo di fonazione
Do di Petto, un'impresa da atleti
La Stampa, Tuttoscienze, Mercoledì 11 giugno 1986
La sera del 17 settembre 1831, a Lucca, si era ancora all'inizio della prima rappresentazione italiana del Guglielmo Tell di Rossini, quando, alla romanza "Il piccol legno accendi", il giovane e ambizioso tenore Gilbert Duprez sbalordì il pubblico prendendo di petto il Do acuto della frase finale, una nota che i tenori di quel tempo prendevano in falsettone. Da allora il Do di petto divenne una prestazione d'obbligo per i tenori di forza, i quali si trovarono nella condizione - le leggi del mercato sono impietose anche in arte - di dover estendere a tutta l'estensione vocale le caratteristiche timbriche ed espressive del registro inferiore, detto, appunto, "di petto".
Indagare su un flatus vocis (flatus, tuttavia, per modo di dire) del secolo passato può sembrare occupazione per chi ha tempo da perdere. In realtà, a prescindere dalle considerazioni circa gli influssi di natura culturale su un aspetto significativo della comunicazione come il canto, l'interesse per quel Do di petto è dato dal fatto che proprio quella nota era la manifestazione estrema dell'adattamento funzionale della laringe alla fonazione.
Si era visto a suo tempo (cfr. La gola dell'uomo non è nata per cantare in Tuttoscienze n. 36 del 17-2-1982) che la funzione primaria di quest'organo non è quella di produrre la voce, ma che esso si forma, dal punto di vista evolutivo, come valvola di chiusura del serbatoio polmonare. Il suo comportamento nella fonazione è l'adattamento secondario di strutture nate per fare da rubinetto. Rubinetto invero molto sofisticato, che adempie a volta a volta a tre funzioni diverse e complementari: regolazione del flusso d'aria, chiusura dei polmoni verso l'esterno e sicurezza contro gli eccessi di pressione interna.
Le corde vocali inserite per un estremo all'angolo interno della cartilagine tiroide e, per l'altro, a uno dei bracci rotanti delle cartilagini aritenoidi - possono aprirsi per dare adito al passaggio dell'aria o avvicinarsi, regolandone il flusso fino a ostruirlo.
Con questo meccanismo soltanto, però, la laringe non riuscirebbe a sigillare solidamente il serbatoio polmonare perché, all'aumentare della pressione interna, le corde vocali, semplicemente accollate, entrano in vibrazione per effetto Bernoulli generando la voce (cfr. Soltanto da vent'anni si sa come funziona la voce umana in Tuttoscienze n. 68 del 31-3-1982).
Invece, quando, in occasione di sforzi muscolari, il mantice ha bisogno di una solida chiusura, entra in azione un secondo meccanismo: le corde vocali, cioè si contraggono e, rigonfiandosi come i bicipiti di Bracciodiferro, otturano a mo' di tappo a pressione il canale respiratorio.
Bisogna aggiungere - soprattutto per le implicazioni vocali, che ne conseguono - che questa contrazione ha bisogno di due validi punti di inserzione muscolare e che, pertanto, la cartilagine tiroide è ancorata allo sterno per mezzo del muscoli sterno-tiroidei, che si comportano da antagonisti delle corde vocali.
Al di sopra di un certo limite, tuttavia, gli sforzi muscolari si farebbero pericolosi per l'apparato respiratorio perché, mentre la laringe risale pericolosamente verso la bocca (cfr. Stonati, provate a sdraiarvi: canterete come Pavarotti in Tuttoscienze n. 108 del 26-5-1982) la pressione interna potrebbe causare danni ai polmoni. Ecco allora che proprio il movimento di risalita determina l'apertura automatica del "tappo".
I muscoli sterno-tiroidei, che, come detto, ancorano la cartilagine tiroide allo sterno, ne trattengono la parte anteriore, libera. Questa allora si inclina progressivamente in basso distendendo le corde vocali e aprendo, il varco all'aria compressa nei polmoni.
I tre meccanismi descritti intervengono nel canto contribuendo in varia misura a produrre suoni bassi, medi e acuti, che, dotati di colori diversi come i registri dell'organo, vengono chiamati appunto registri. Schematizzando molto possiamo dire che le cose si svolgono come segue.
Le corde vocali, dopo essersi accollate, si contraggono attivamente come quando debbono chiudere il serbatoio polmonare. Con questo meccanismo vengono generati i suoni inferiori della gamma vocale e, dato che i muscoli sterno-tiroidei vincolano la cartilagine tiroide allo sterno, la gabbia toracica viene messa in vibrazione forzata. La voce assume la connotazione del grido e, poiché il cantore percepisce forti vibrazioni al petto, a queste note viene dato il nome di registro di petto.
Esaurite le possibilità della contrazione attiva, subentra, nella produzione della voce, il meccanismo di controllo del flusso respiratorio. Le cartilagini aritenoidi completano il loro, movimento di rotazione e stirano all'indietro le corde vocali, che, in questo modo, producono le note corrispondenti al terzo medio della voce. Questo registro, data la predominanza delle sensazioni vibratorie (sensazioni pallestesiche) a livello della faringe, viene detto di gola.
Nella produzione delle note acute subentra finalmente il meccanismo d'apertura automatica, già descritto. Le corde vocali vengono stirate in avanti fino al limite delle loro possibilità e producono le note più acute. Poiché le sensazioni pallestesiche prevalenti sono quelle del capo, il registro viene detto di testa.
I tre meccanismi di tensione - uno di contrazione attiva e due di distensione passiva - possono entrare in azione in combinazioni varie. I casi più significativi sono fondamentalmente tre.
I tre meccanismi entrano in azione consecutivamente. Si possono distinguere nella voce tre registri e due passaggi da un registro all'altro.
Entrano in azione soltanto e contemporaneamente i due meccanismi di distensione passiva. La voce assume un timbro omogeneo in tutta l'estensione e si parla di assenza di registri e di passaggi.
Una certa contrazione attiva delle corde vocali permane anche nell'emissione dei suoni acuti conferendo a tutta la gamma vocale il carattere "eroico" del registro di petto. È l'impresa vocale di cui si parlava in apertura e che richiede doti fisiche non comuni, di tipo atletico.