7. Antagonismo fra le muscolature respiratorie addominale e dorsale
La muscolatura addominale ha come
antagonista la muscolatura dorsale. È un fatto che sfugge completamente
all’osservazione visiva perché la muscolatura dorsale, benché lavori in
continuazione per mantenere eretto il corpo, sia che esso sia fermo sia che
esso sia in movimento, è apparentemente immobile. Basta però porsi due dita ai
lati della colonna vertebrale mentre si parla per avvertire l’attività dei
muscoli dorsali30, i quali, sia che il soggetto sia in postura
eretta sia che esso sia in postura assisa, sono continuamente in azione per
mantenerlo eretto. La continua verticalità del corpo è garantita anche
dall’attività dei muscoli addominali dei quali i muscoli dorsali sono
antagonisti. Con un po’ di impegno si arriva pure a sviluppare la capacità di
percepire per sensazioni il lavoro continuo di questi muscoli senza bisogno di
palparli. Non solo: questo lavoro continuo, che è rivolto dall’alto verso il
basso, è avvertibile in modo particolare nel punto della loro inserzione alle
ossa iliache ed è importante prendere coscienza di questo fatto per i motivi
che vedremo in seguito.
Continuando l’esplorazione manuale della
propria muscolatura respiratoria si avverte che quando nell’espirazione si
contraggono i muscoli addominali i muscoli dorsali rispondono contraendosi essi
pure. Allo stesso modo si può constatare che, quando si sia presa coscienza
della loro inserzione alle ossa iliache, è possibile comandare l’espirazione
contraendo i muscoli dorsali al punto della loro inserzione al bacino e che in
questo caso, ovviamente, a rispondere sono i muscoli antagonisti, cioè i
muscoli addominali.
Impiegando questa meccanica muscolare
nell’espirazione si ottiene la maggiore efficienza respiratoria perché a tale
comportamento segue automaticamente il rilasciamento dei muscoli addominali in
un atto inspiratorio dovuto prevalentemente al peso dei visceri. Questi
infatti, appunto per il loro peso, premono verso il basso spinti inoltre dal
diaframma che intanto si contrae. Con questo tipo di respirazione il sistema
respiratorio non è indotto al sollevamento dello sterno anche se le coste si
allargano. Invece la base del conoide in cui può essere schematizzata la gabbia
toracica – base, cioè, a cui corrisponde il diaframma, organo che peraltro non
è piatto come la base di un cono geometrico, ma a forma di cupola – si allarga
e si appiattisce. Questa base – cioè il diaframma dal quale è materialmente
costituita – proprio per il fatto di essere collocata al livello più basso del
conoide – cioè dove il diametro della gabbia toracica è maggiore –
nell’inspirazione determina un aumento del volume di questa struttura nonché
una discesa dell’apparato respiratorio – e quindi della laringe – più
accentuata. In questa modalità respiratoria l’aumento di volume è maggiore che
nelle altre. Quando poi nell’espirazione tutti i visceri – compressi a partire
dal basso dalla muscolatura addominale e lateralmente dalle coste – risalgono,
ricomincia il ciclo respiratorio.
30. Il mezzo abituale, usato in fisioterapia per suscitare e sviluppare
sensazioni propriocettive in punti del corpo a sensibilità
ridotta, è appunto quello di palparli. Stante il fatto che, come ho detto, non
si è abituati a badare alle sensazioni relative ai muscoli dorsali, palpazioni
fatte in occasioni ripetute possono essere utili a sviluppare questa
consapevolezza.