8.1. Azione dei muscoli sottoioidei anteriori e dei muscoli cricotiroidei

Distinguo le due coppie muscolari costituite dai muscoli sternoioidei e dai muscoli sternotiroidei – l’azione dei quali può considerarsi prolungata fino all’osso ioide da quella dei muscoli tiroioidei – dai muscoli omoioidei che sono rivolti all’indietro e della cui azione parlerò anche questa volta più avanti.

Per prendere coscienza manuale dei rapporti fra i muscoli sottoioidei anteriori e lo sterno basta palparsi la trachea con due dita simulando uno sbadiglio: si sentono abbastanza bene due strisce muscolari che si contraggono sotto la pelle anche se non si può distinguere fra i muscolisternoioidei e gli sternotiroidei perché le due coppie di muscoli sono sovrapposte (quelli esterni, a contatto con le dita, comunque, sono gli sternoioidei). Se invece ci si palpa parlando si sente un pulsare continuo di lievi contrazioni che verosimilmente corrispondono a quelle che si susseguono in questi muscoli nell’articolazione della parola.

L’esperienza può essere approfondita cercando anzitutto la cartilagine cricoide, la quale si percepisce in rilievo al vertice della trachea come un anello più corposo, liscio e rotondo di quelli sottostanti. Ponendo poi le dita in modo che il polpastrello tocchi tanto la cartilagine cricoide quanto la soprastante cartilagine tiroide, mentre si parla si avvertono i veloci movimenti di inclinazione verso il basso – e ovviamente anche quelli di ritorno verso l’alto – di quest’ultima cartilagine. Capire e valutare soltanto con la palpazione quanta parte del lavoro compiuto per inclinare la cartilagine tiroide sia dovuto ai muscoli cricotiroidei e quanta parte ai due muscoli sottoioidei è evidentemente impossibile. Il solo strumento di indagine oggi disponibile per quantificare con precisione questi movimenti sarebbe l’elettromiografia33, ma è un esame che richiede l’inserimento di elettrodi nei muscoli e quindi, per cominciare, la perforazione della cute. È dunque un mezzo invasivo, che non possiamo prendere in considerazione come mezzo di indagine abituale.

Al paragrafo dedicato alla connessione fra la laringe e i sistemi articolatorio e respiratorio (§ 5) avevo parlato della risalita della laringe nel corso del proferimento di una frase e del conseguente accorciamento del condotto vocale. Ora, avendo noi preso coscienza dell’attività dei muscoli sottoioidei anteriori durante la locuzione, ci appare evidente che al risalire della laringe i muscoli che collegano direttamente o indirettamente la cartilagine tiroide allo sterno hanno tre possibilità fondamentali di comportamento: 1. lasciarsi distendere passivamente dalla laringe che, risalendo, si allontana dallo sterno; 2. comportarsi come tiranti anelastici, che trattengono la parte libera della cartilagine tiroide e quindi l’inclinano in avanti; 3. contrarsi attivamente associandosi all’azione dei muscoli cricotiroidei i quali, contraendosi anch’essi, provvedono in continuazione a quelle piccole inclinazioni della cartilagine tiroide, che abbiamo percepito sotto le dita parlando. Sempre schematizzando, ognuno di questi comportamenti interviene in modo diverso sulla trazione in avanti delle corde vocali determinando comportamenti vibratori – e quindi suoni laringei – altrettanto diversi.

Comunque, come già detto, come e quanto si contraggano i singoli muscoli nelle tre situazioni si potrebbe sapere soltanto con l’elettromiografia; noi non possiamo fare altro che cercare di arguirlo col ragionamento. Pare appunto ragionevole desumere da considerazioni anatomiche e funzionali che i lunghi muscoli sottoioidei incidano prevalentemente sul timbro generale della voce in quanto, agendo sull’inclinazione della cartilagine tiroide e quindi sulla tensione delle corde vocali per trazione, agiscono sul comportamento vibratorio di queste. Pare ragionevole invece pensare che i piccoli muscoli cricotiroidei intervengano di più nell’articolazione dei singoli foni provocando le piccole accentuazioni corrispondenti alle altrettanto piccole inclinazioni della cartilagine tiroide, che possiamo percepire sotto le dita mentre parliamo e delle quali si è già detto.


33. Cfr., e.g., Roubeau et alii (1997).