9. La meccanica respiratoria e il
coordinamento pneumofonico
In tutta la letteratura scientifica sulla
voce che sono riuscito finora a consultare ho sempre trovato la respirazione
trattata soltanto come la funzione fisiologica destinata a produrre il flusso
d’aria necessario a mettere in vibrazione le corde vocali. Gli organi
respiratori presi in considerazione sono sempre e soltanto il diaframma
unitamente a polmoni, bronchi, trachea e laringe mentre i loro compiti
meccanici – e non solo pneumatici – nella produzione della voce sono ignorati,
a cominciare dal fenomeno già descritto della risalita della laringe nel corso
della semplice pronuncia di una frase così come si è visto al § 536.
La risalita della
cartilagine cricoide è invece la componente meccanica di sostegno della
cartilagine tiroide nella sua inclinazione in avanti; inclinazione che può
realizzarsi completamente soltanto a condizione che la prima si opponga alla
spinta verso il basso del diedro in cui si può schematizzare la seconda e che
si inclina mentre le due articolazioni cricotiroidee fanno da perno. Quando ciò
avviene l’inclinazione della cartilagine tiroide – e quindi la distensione
passiva in avanti delle corde vocali – avviene più per il lavoro dei muscoli
della mandibola, della lingua e di quelli addominali che per l’azione dei
muscoli cricotiroidei.
Ho parlato del lavoro dei muscoli
addominali perché lo scarico del lavoro necessario all’inclinazione di questa
cartilagine sulla muscolatura del corpo può avvenire soltanto a condizione che
i muscoli addominali spingano la cartilagine cricoide verso l’alto attraverso
gli organi interposti mentre i muscoli sternotiroidei e sternoioidei
trattengono la parte anteriore della cartilagine tiroide determinandone
l’inclinazione. Superfluo ricordare che agenti fondamentali di questo movimento
sono contemporaneamente i muscoli cricotiroidei. Altrettanto superfluo
sottolineare che misurare la distribuzione percentuale di questo lavoro tra
muscoli intrinseci e muscoli estrinseci della laringe è, almeno attualmente,
impossibile.
Al lavoro di questi grossi muscoli è da
aggiungere quello dei muscoli del pavimento della bocca e della lingua. Uno dei
procedimenti che uso per portare i miei allievi di canto ad un comportamento
pneumofonico corrispondente a quello delle buone voci naturali37 – e
quindi per dotarli della massima estensione vocale possibile unitamente alla
massima variabilità dinamica e timbrica su tutta l’estensione – è quello di
dare loro come modello di articolazione la pronuncia della [i] nella sillaba [ki]. Se si pronuncia una [i] mantenendo i margini della
lingua a contatto con il palato come nella pronuncia della [k] – cioè formando
tra la lingua e il palato una camera di risonanza lunga e stretta, mantenendo
gli angoli della bocca morbidi, senza aprirli né chiuderli e protrudendo il
labbro inferiore come e quanto è necessario38 – si riesce a mettere
a punto una vocale cantata che è inequivocabilmente una [i] pur senza essere
stridula e che è inoltre corposa perché la protrusione del labbro determina
pure l’avanzamento della mandibola e dell’osso ioide39; la
protrusione, infatti, determina la dilatazione in avanti della cavità faringea
e quindi ne consegue l'abbassamento della prima formante. Dato che è possibile
produrre anche le altre vocali con lo stesso tipo di atteggiamento articolatorio,
si ottiene il miglior compromesso possibile fra la comprensibilità della parola
e l’omogeneità del timbro della voce. Questo comportamento articolatorio della
lingua, che è quello usato spontaneamente anche nella vociferazione abituale da
parte di chi è dotato di una buona voce naturale, sommato a quanto detto precedentemente
si risolve inoltre in una distensione passiva delle corde vocali le quali
possono vibrare senza dare la sensazione di impegno muscolare.
Altro prezioso
modello di articolazione, presente nel discorso quotidiano, è la pronuncia
della sillaba [vu], che, come ho già detto al § 5, richiede la protrusione
della mandibola. La combinazione fra l’inarcamento della lingua, necessario
alla pronuncia della sillaba [ki] – quindi l’azione
dei muscoli della lingua e di quelli del pavimento della bocca – e la protrusione
della mandibola, fatta dai muscoli masticatori come nella pronuncia della
sillaba [vu], determina la trazione in avanti dell’osso ioide e la distensione
passiva delle corde vocali40.
Che questo meccanismo
sia quello ottimale è dimostrato dal fatto che, quando nel canto si realizza il
giusto coordinamento fra l’inarcamento della lingua, la protrusione della mandibola
già vista al § 8.2 e la spinta dei visceri della cavità addominale dal basso
verso l’alto con la conseguente risalita della laringe, la voce arriva alla sua
massima estensione. Quando ciò non avviene l’azione dei soli muscoli
cricotiroidei ottiene risultati molto più limitati.
La presenza di questo accordo pneumofonico
ottimale si manifesta anche alla vista nel comportamento articolatorio della
lingua. Dato che la lingua è inserita all’osso ioide con la sua base e che
durante l’espirazione è sostenuta dalla muscolatura addominale tramite appunto
l’osso ioide, se essa durante l’emissione della voce appare morbida e
tondeggiante è perché il sostegno è efficiente e non ci sono contratture.
Questa realtà si osserva agevolmente nei cantanti dotati di bella voce naturale,
soprattutto mentre cantano, ma anche quando parlano. Come ho già fatto per dare
un esempio ottimale della protrusione della mandibola senza ricorrere alla
fotografia di un cantante attuale, mi avvalgo del viso di uno dei tre cantori
del «Concerto»41 di Lorenzo Costa, che mette in evidenza, oltre che
il labbro inferiore protruso alla maniera di quello del putto cantore di Luca
della Robbia, la lingua morbidamente arrotondata e adagiata nella bocca aperta
(fig. 2).
Fig. 2. 36. Salvo mie involontarie omissioni, fanno
eccezione Fussi e Magnani (1994) che tracciano una
panoramica de «L’educazione respiratoria nelle diverse pedagogie». 37. Inducono alla scelta della voce naturale
come obiettivo didattico oltre che ragioni fisiologiche anche ragioni
estetiche. La sensazione acustica di voce naturale si ha quando la maggior
parte del lavoro muscolare necessario alla vocalizzazione viene svolto dalla
muscolatura del corpo e le corde vocali ne sono scaricate. La voce così
emessa, oltre che limpida e morbida suona come emotivamente neutra e bastano
minime espressioni mimiche delle emozioni per colorarne appunto emotivamente il
timbro (Ghirardi (1995)) e realizzare quel «recitar cantando» che era già l’ideale estetico di Emilio de’ Cavalieri (De
Cavalieri (1600)). 38. L’esercizio completo che faccio fare è
la sequenza [ki], [ke],
[ka], [ko], [ku], [ko], [ka] [ke], [ki], cantata per scale di quinta ascendente e di- scendente
(do, re, mi, fa, sol, fa, mi, re, do; do#, re#, mi#, fa#, sol#, fa#, mi#, re#,
do#; re, mi, fa#, sol, la, sol, fa#, mi, re; ecc.). L’impiego di una sola «e»
ed una sola «o» – cioè il fatto di non mettere in
evidenza la differenza articolatoria fra vocali aperte e vocali chiuse – dipende
dall’esigenza didattica di usare un esercizio di sole cinque note, facile da
eseguire. La scelta di conservare le vocali chiuse invece che quelle aperte
dipende dall’opportunità di mantenere la maggiore
adesione possibile dei margini della lingua al palato – di conseguenza la
contrazione dei muscoli che vanno dalla sinfisi mentoniera all’osso ioide – e
di partecipare alla protrusione della mandibola. La somma dei due comportamenti
contribuisce alla distensione passiva delle corde vocali. Inoltre, se è vero
che nella fase ascendente la protrusione del labbro inferiore – e quindi della
mandibola – aumenta dalla [ki] alla [ku], in quella discendente labbro e mandibola non tornano
alla posizione iniziale perché nel corso
dell’espirazione necessaria all’emissione della voce, la laringe, l’osso ioide
e la lingua sono stati spinti in alto così come abbiamo visto. 39. Questa esperienza articolatoria mi ha
chiarito anche il significato fisiologico delle parole di Giambattista Mancini
(1714-1800) che nella 3a edizione delle sue Riflessioni pratiche sul canto misurato (1777:211-212)
diceva: «i buoni professori usano gran fatica nel piegare, o sia incanalare la
lingua nel mezzo, acciò la voce non trovi nell'escire impedimento alcuno» (Mancini (1777)). Sitografia, Mancini G. Uberti (1986). 40. L’esercizio che faccio fare in questo
caso è la sequenza [zvru], [zvro],
[zvra], [zvre], [zvri], [zvre], [zvra], [zvro], [zvru], cantata, come quello di cui alla nota precedente,
per scale di quinta ascendente e discendente (l’aggiunta delle consonanti [z]
ed [r] è data da esigenze della meccanica respiratoria di cui parlerò più avanti). L’allievo
trova il modello della protrusione della mandibola nella sillaba [zvru] e ne conserva la posizione nelle sillabe seguenti pur
inarcando sempre di più la lingua. 41. «Il Concerto» di Lorenzo Costa (1460-
1535), la cui data di esecuzione è stimata fra il 1485 e il 1495, si trova
alla National Gallery di Londra. L’immagine del cantore è stata elaborata al
fine di metterne meglio in evidenza la lingua (Sitografia,
Costa L.).