MAURO UBERTI
Analizzato con mezzi moderni un elemento basilare della voce
La guerra del vibrato, un equivoco
Meccanismo del vibrato: a ogni aumento di pressione la trachea si allunga e la laringe risale. La cartilagine tiroide, vincolata allo sterno dai muscoli sterno-tiroidei, si inclina in avanti e in basso stirando le corde vocali e modulandone la frequenza di vibrazione. |
Quando fra cantanti di musica antica si parla di "vibrato", rischia sempre di scorrere il sangue. Si ha un bel dire che per una nota musicale non val la pena di rovinare un'amicizia, le convinzioni artistiche finiscono con il diventare qualcosa di simile a una religione e non c'è fede religiosa che non abbia mandato al rogo eretici ed oppositori.
Una parte notevole degli esecutori di musiche pre-romantiche, infatti, nell'intento di ritrovare la prassi esecutiva dei secoli passati ha bandito (o cercato di bandire) dalla propria voce questo mezzo espressivo. Altri, invece, credono che un certo uso del vibrato sia doveroso. E fra le due "osservanze" in corso una specie di guerra di religione.
Una delle caratteristiche più evidenti delle tecniche vocali del nostro secolo è proprio l'imponenza di quella modulazione periodica dell'intensità e della frequenza, che conferisce alla voce una connotazione intensamente passionale e che viene chiamata, appunto, vibrato.
Da che nasce, allora, l'avversione a questa componente della voce, se la sua origine è così naturale? Il discorso sarebbe molto lungo. Dai documenti musicali del passato si ricava che il vibrato così profondo e continuo da diventare uno stereotipo espressivo si forma con il nascere delle tecniche romantiche e veriste. Per rimanere in termini filologici, esso non fa parte dei codici di comunicazione musicale delle epoche precedenti.
Filologia a parte, è vero che sentire Arianna lamentarsi con la stessa voce che serve a Santuzza per augurare la mala Pasqua è esperienza che riesce a insinuare il dubbio sulla grandezza di Monteverdi; d'altra parte sentire l'infelice principessa di Creta cantare con l'espressività di un giocatore di poker è altrettanto deludente.
All'origine di queste diatribe musicali sta un equivoco acustico che sarebbe stato difficile sciogliere senza l'aiuto dei moderni mezzi di analisi. Il vibrato è una componente ineliminabile della voce (chi scrive l'ha trovato anche in quella dello scimpanzè) che, con procedimenti elettroacustici, è possibile mettere in evidenza anche quando il cantore si sforza di trattenerlo. Non è un fenomeno esclusivamente vocale e lo si può osservare in ogni sistema vibratorio pneumatico, costituito da un generatore di suono e da un serbatoio elastico.
Un buon esempio è dato dai fischietti alimentati da un palloncino di gomma, con cui giocano i bambini a carnevale. Il suono di questi giocattoli presenta all'analisi un vibrato in intensità - corrispondente a variazioni periodiche di pressione - che non compare, per esempio, quando il fischietto viene alimentato da un compressore.
Lo stesso, fenomeno si manifesta nel sistema fonatorio, dove la laringe può essere fatta corrispondere al fischietto e l'apparato respiratorio al palloncino elastico. L'interazione fra i due elementi dà luogo a variazioni periodiche di pressione, che provocano altrettanti allungamenti nella trachea.
Ad ogni allungamento la laringe risale verso l'alto, ma la parte anteriore della cartilagine tiroide, vincolata allo sterno dai muscoli sterno-tiroidei, viene trattenuta in basso cosicché l'intera cartilagine si inclina.
Le corde vocali, che vi sono inserite, vengono stirate e il suono subisce una modulazione anche in altezza. L'intero fenomeno - allungamento della trachea e inclinazione della cartilagine tiroide è facilmente palpabile sulla gola di ogni cantore dotato di un normale vibrato.
Tutto parrebbe risolto con un giudizio sfavorevole ai nemici del vibrato se non accadesse che le due componenti - la modulazione di intensità e quella di altezza - possono di volta in volta presentarsi in fase o in contro-fase, con risultati acustici sensibilmente diversi.
Nel primo caso risulta rinforzata la più alta delle due frequenze che lo caratterizzano; nel secondo, la più bassa mentre - fatto che conta per spiegare le cause della "guerra del vibrato" - i fenomeni psicoacustici e le connotazioni espressive che vi corrispondono differiscono profondamente.
L'andamento. dei due modi di modulazione della voce è determinato dal tipo di tecnica adottata e, infatti, lo stesso soggetto può cantare con il vibrato in fase o in contro-fase, secondo il comportamento fonatorio che adotta.
In particolare incidono sul risultato l'azione della muscolatura del pavimento della bocca e il tipo di respirazione. La modulazione in fase è legata fondamentalmente alle tecniche romantiche e quella in contro-fase a quelle pre-romantiche (cfr. Sembrava uno sbadiglio, era una nuova tecnica di canto in Tuttoscienze n. 202 del 29-1-1986) che si distinguono appunto per la diversa combinazione delle componenti articolatorie e respiratorie (ma l'esistenza, di certe documentazioni rinascimentali sull'educazione respiratoria del cantore mette in guardia da affermazioni troppo recise).
In conclusione: i vibrati sono almeno di due tipi e ogni affermazione in materia richiederebbe che si stabilisse prima a quale ci si riferisce.
Sorge anche il sospetto, a questo punto, che la "guerra del vibrato" sia nata da un equivoco e che ora ci starebbe bene un armistizio.