LA LARINGE NON È NATA PER CANTARE
in «Voce & Canto»
periodico di cultura, didattica e attualità sulla voce e sul
canto
Anno 16, Maggio-giugno 1995. Edizioni Carrara - Bergamo. Pagg.
4-7.
Il periodico «Voce & Canto», diretto da Arturo Sacchetti e pubblicato dalla Casa editrice «Carrara» di Bergamo, è uscito in un solo numero.
Il presente articolo è apparso nella rubrica «Fisiologia ed ergonomia della voce».
Gli articoli rimasti inediti per la prematura cessazione della rivista costituiranno i primi capitoli di un testo in corso di elaborazione, del quale l'articolo presente, opportunamente rivisto, sarà l'introduzione.
Quando Norma canta Casta Diva, si
stenta a credere che la laringe, lo strumento meraviglioso dal
quale sgorgano quelle note, non si sia formata per cantare. Eppure
è così; gli organi e gli apparati che partecipano
alla fonazione sono nati tutti a scopi diversi dal canto. Nel corso
dell'evoluzione gli organi della produzione del fiato si sono
costituiti per approvvigionare i polmoni di aria; la laringe
è comparsa nei Mammiferi come saracinesca fra il mantice e
l'ambiente esterno; il condotto vocale corrisponde alla prima parte
del canale alimentare; gli organi dell'articolazione della parola
hanno come funzione primaria quella di masticare; le cavità
di risonanza nasale corrispondono alle prime vie respiratorie
mentre il velo palatino ha il compito principale di impedirvi il
riflusso del cibo. Considerati nel loro insieme tutti questi organi
sembrano essere stati progettati per parlare e cantare; tuttavia,
per quanto ci si sforzi, non si riesce ad individuare uno solo di
essi che mostri di essersi evoluto in funzione della fonazione.
I primi abbozzi dell'apparato respiratorio
di cui è dotato oggi l'Uomo compaiono trecento milioni di
anni fa (fig. 1), quando un Pesce,
nello sforzo di emanciparsi dall'ambiente acquatico, arrampicatosi
a terra prende ad usare la vescica natatoria come polmone. Per
veder comparire la laringe, invece, dobbiamo aspettare altri cento
milioni di anni; occorre infatti che un Rettile - in questo tempo
il nostro Pesce si è trasformato dapprima in un Anfibio e
poi, appunto, in un Rettile - abbandonando l'andatura strisciante
(fig. 2) abbia sollevato il ventre da
terra e si sia alzato a camminare su quattro zampe.
A questo punto dell'evoluzione animale
ogni passo a terra - o, peggio, ogni balzo - determina un
contraccolpo sul resto del corpo e sorge quindi l'esigenza di
ammortizzare ogni atterraggio (fig. 3).
La soluzione costruttiva impiegata a suo tempo dai Dinosauri - le
cui zampe anteriori sostenevano come piloni la colonna vertebrale -
risulta troppo rigida (fig. 4); in
questa ne viene adottata una più elastica in cui gli arti
anteriori costituiscono le spalle di un ponte la cui arcata
è rappresentata dalle scapole, alle quali è appeso il
torace. La gabbia toracica non serve più soltanto per
respirare, ma prende a funzionare da ammortizzatore pneumatico e, a
questo fine, i primi anelli della trachea si modificano
trasformandosi in una saracinesca capace di regolare l'uscita
dell'aria nel momento dello sforzo. Si forma, cioè, la
laringe (fig. 5).
Come ogni valvola la laringe è
costituita da una parte solida - lo scheletro cartilagineo - e da
guarnizioni morbide. Queste sono rappresentate da due labbri
muscolari - le corde vocali - capaci di aprirsi o di chiudersi
secondo necessità. Data la loro struttura muscolare, quando
sono chiuse le due corde vocali si possono contrarre come bicipiti;
allora si rigonfiano e premono contro le pareti dello scheletro
cartilagineo a mo' di tappo a pressione (fig. 6).
Nell'Uomo, Mammifero passato alla postura
eretta (fig. 7), il corpo non è
più appeso, come nei quadrupedi, al ponte costituito da arti
anteriori e cintura scapolare (scapole + clavicole + manubrio dello
sterno) e i rapporti fra le due strutture risultano invertiti (fig. 8); tuttavia è facile
verificare che, quando stiamo per compiere un lavoro muscolare
impegnativo (ma chinarsi a prendere la borsa della spesa può
già bastare) ci prepariamo allo sforzo serrando la gola.
Benché adesso sia il torso a
portare le braccia, la funzione di ammortizzatore del mantice
respiratorio non è venuta meno, anzi, è diventata una
componente fondamentale dell'attitudine al lavoro. Sia che si
tratti di compiere sforzi violenti come l'uso di un'ascia oppure di
impegnarsi in lavori di fino come scolpire una tavola armonica di
violino, soltanto una valida azione ammortizzatrice può a
volta a volta evitare traumi da sforzi violenti o consentire la
necessaria delicatezza nell'uso della forza. La controprova del
fatto che quella di far da tappo al serbatoio pneumatico sia la
funzione primaria della laringe è esperienza quotidiana;
basta che qualcuno ci faccia ridere mentre solleviamo un peso
perché noi «perdiamo le forze»; il riso,
infatti, provoca l'apertura delle corde vocali, la sfuggita
dell'aria e la perdita di solidità da parte della gabbia
toracica.
Le funzioni della valvola laringea non si
limitano a quelle motorie. La laringe svolge un compito
determinante anche nell'espletamento di funzioni fisiologiche come
la defecazione, la minzione e il parto. Ogni qual volta l'organismo
deve espellere un corpo estraneo dagli orifizi inferiori entra in
azione il torchio costituito dai muscoli addominali; torchio che,
però, può funzionare soltanto a condizione che la
cedevolezza del soffitto della cavità viscerale, costituito
dal diaframma e dai polmoni, sia compensata dalla solidità
della chiusura delle corde vocali. Che poi il meccanismo di
occlusione si presti splendidamente alla produzione di suoni
è una meraviglia in più, da aggiungere all'elenco di
quelle di cui è prodiga Madre Natura.
Quando la forza di chiusura della laringe
non supera un certo grado l'aria riesce a forzare il passaggio e a
metterla in vibrazione. Sotto questo punto di vista il
comportamento delle corde vocali non è dissimile da quello
delle labbra che, benché formatesi per succhiare il latte e
trattenere i liquidi (il becco degli uccelli, per esempio, non
è adatto a queste funzioni), sotto una pressione di fiato
adeguata possono a volta a volta produrre pernacchie o suonare una
tromba. Nel primo caso si ottengono soltanto rumoracci mentre il
fatto che, munite dello strumento musicale opportuno, le labbra
possano generare almeno settanta semitoni - dal Si bem.
contrabbasso della tuba contrabbassa al Sol sopracuto della tromba
in Fa acuto - fa capire come la laringe, che ha una struttura
muscolare analoga, possa produrre tante note.
La fortuna della laringe umana come organo
della parola e del canto dipende però dal fatto di trovarsi
in fondo a un tubo di risonanza, variabile per lunghezza, forma e
volume: la prima parte del canale alimentare (fig. 9). Le labbra, infatti, senza un
risonatore adatto a modulare i suoni possono produrre soltanto
pernacchie. Con il passaggio alla postura eretta, invece, il
condotto vocale dell'Uomo si è piegato ad angolo retto
dividendosi in due grandi cavità di risonanza: la bocca e la
gola. Se le manovre di labbra e lingua messe in atto dal neonato
per poppare vengono effettuate durante l'emissione della voce, le
cavità di risonanza ne risultano modificate e i suoni che le
attraversano subiscono modulazioni così accentuate da poter
essere usati come segnali di comunicazione nel linguaggio. Quando a
questa capacità del condotto vocale si somma l'attitudine
della laringe a produrre note nell'ambito di almeno due ottave,
l'Uomo si trova in gola, pronto all'uso, lo strumento musicale
più flessibile ed espressivo di quanti la sua tecnica mai
riuscirà a produrre.
Ci si chiederà a questo punto: ma
che gusto c'è, proprio in una rivista dedicata alla voce e
al canto, dimostrare così puntigliosamente che la laringe
non era nata per cantare? Il motivo c'è: se questo scritto
non avrà attirato i fulmini di tutti i benpensanti facendo
chiudere sul nascere una rubrica che, nelle intenzioni, avrebbe
dovuto durare nel tempo, avremo modo di constatare come la voce e
il canto siano le manifestazioni umane in cui il corpo e la psiche
si integrano nel modo più completo.
Per avere effetto, tutti i prodotti del
pensiero si devono estrinsecare per mezzo di azioni - magari
soltanto in quella di scrivere - in cui vengono impiegati degli
strumenti, ma per parlare l'Uomo fa uso del proprio corpo e, nel
caso del canto, ne fa addirittura un uso tecnico. Le emozioni che
traspaiono dalla voce - e dal canto - passano prima attraverso il
corpo; anzi, sono la manifestazione delle turbe fisiologiche che vi
hanno indotto. Avere sempre alla mente la funzione originaria degli
organi della fonazione sarà ciò che consentirà
di capirne più a fondo i fenomeni.